Ristorante-record: tutto il personale “in nero”
In una notte di controlli su mezza provincia Carabinieri e Ispettorato del Lavoro hanno scovato 21 lavoratori non in regola: "pizzicati" 5 esercizi su 10 controllati. Il caso più eclatante in un locale del centro di Varese
Il ristorante è aperto da quattro mesi, ma il personale impiegato tra i tavoli e le cucine era tutto "in nero", compreso un ragazzo minorenne: è il record di lavoro nero scovato a Varese dai Carabinieri del Nucleo Tutela del Lavoro e dall’Ispettorato del Lavoro della città giardino. Il caso fa specie anche perché il ristorante si trovava in pieno centro cittadino, ma non è un caso isolato, purtroppo: nel corso dei controlli svolti nella serata del 16 giugno è saltato fuori che su 62 lavoratori controllati, un terzo erano irregolari.
Gli obiettivi hanno riguardato il settore dei pubblici esercizi (ristoranti-pizzerie; pizzerie d’asporto, una discoteca a Busto) che, unitamente all’edilizia ed all’agricoltura, registra una maggiore concentrazione di lavoro “nero”. L’attività ispettiva ha visto impegnato il personale ispettivo fino alle prime ore di domenica 17 e si è articolata in una serie di accessi cosiddetti “brevi”, finalizzati, in linea con le indicazioni ministeriali, esclusivamente all’accertamento delle fattispecie di lavoro nero. Sono stati identificati complessivamente 62 lavoratori, di cui 21“in nero”, in quanto occupati senza i necessari adempimenti previsti per la corretta instaurazione del rapporto di lavoro; dei lavoratori “in nero”, uno è addirittura risultato minorenne, ed ammesso al lavoro senza che fossero stati messi in atto gli specifici adempimenti in materia di tutela della salute e sicurezza connessi alla minore età (visita medica preventiva di idoneità al lavoro; specifica valutazione dei rischi, informativa al minore ed ai titolari della potestà genitoriale in ordine ai rischi connessi all’attività lavorativa svolta), violazioni, quest’ultime, punite con sanzioni penali.
I controlli hanno avuto conseguenze significative: sono stati adottati cinque provvedimenti di attività imprenditoriale per impiego di manodopera “in nero in percentuale superiore al 20% del personale occupato (art. 14 del D.Lgs n. 81/2008 e s.m.i., meglio noto come T.U. in materia di sicurezza); sono state elevate sanzioni amministrative per un importo complessivo di 53.400 euro, a cui si aggiungono altre ammende in misura massima di 9.750 euro. Pesante anche il bilancio delle denunce, a carico di quattro persone: una per aver occupato alle proprie dipendenze lavoratori minorenni senza i necessari adempimenti in materia di tutela della salute e sicurezza; una per aver occupato alle proprie dipendenze un cittadino straniero privo di permesso di soggiorno; due per aver installato all’interno dell’attività produttiva sistemi di video sorveglianza non autorizzati.
L’attività di vigilanza è stata svolta nei Comuni di Varese, Biandronno, Lonate Ceppino, Cairate,
Vergiate e Busto Arsizio ed è il frutto di un’attività investigativa e di raccolta di informazioni e dati che ha mobilitato non solo il Nucleo Lavoro, ma anche le stazioni territoriali dei Carabinieri, chiamati in quanto conoscitori del tessuto economico e sociale delle diverse località. Attenzione però, questo non significa che si vada a colpo sicuro: su dieci esercizi controllati, infatti, erano cinque quelli con lavoratori in "nero", mentre altri cinque avevano personale adeguatamente formato e regolarmente registrato e retribuito. Come dire che chi si avvale del lavoro nero, lo fa per così dire in grande (i cinque sanzionati avevano alle dipendenze un totale di 21 lavoratori irregolari) e fa concorrenza sleale a chi invece le regole le rispetta.
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