Roy Paci: “Amo la musica e il buon cibo, odio i finti artisti”
Il trombettista sarà in concerto con gli Aretuska sabato 30 giugno per l'Albizzate Valley Festival. Ecco come si racconta
È ironico, deciso, sicuro e siciliano. Quest’ultima caratteristica è bene ricordarsela, soprattutto quando si parla di buon cibo e di identità musicale. Quanto parli con Roy Paci infatti, è difficile dimenticare le sue origini. Lui, nonostante abbia girato tutto il mondo e collaborato con artisti italiani e stranieri, sembra essere rimasto legato ad un passato che ha ben rodato il musicista di oggi. «Ho iniziato a suonare trent’anni fa. All’inizio il pianoforte e poi la tromba. Le prime esperienze le ho fatte nella banda del paese, poi ho continuato a studiare. Da bambino avevo poco tempo per giocare, lavoravo con i miei, ma ricordo che la sera era un piacere ascoltare la vecchia radio di mia nonna. Riusciva a prendere le frequenze della Grecia, della Tunisia e questo mi permetteva di ascoltare sonorità diverse, nuove». È forse da qui che arriva quella che Roy chiama «improvvisazione», quella cosa che non esiste solo nel jazz ma che «mi ha permesso di sviluppare una mia identità musicale, èstata fondamentale». La stessa improvvisazione che molto probabilmente gli ha anche permesso, insieme agli Aretuska, di scrivere brani colorati e ritmati e che si potranno ascoltare durante la serata di sabato 30 giugno alla decima edizione dell’Albizzate Valley Festival. «Il gruppo è nato quindici anni fa per gioco. In quel periodo ero in giro per il mondo e quando tornavo nella mia città, Siracusa, suonavo
con questi musicisti. Era un un gruppo di ripiego ma quando abbiamo visto che il disco funzionava abbiamo continuato ed eccoci qua». E di musica si continua a parlare con Roy, soprattutto perché si arrabbia, e molto, quando sente “maltrattare” questa professione. «Oggi in tanti credono che basti suonare uno strumento e fare la vita "da rock star" per essere musicisti. Credo invece che la gente debba avere un minimo di dignità nell’affacciarsi al mondo della musica. Ci vuole impegno, costanza, studio continuo. Io con la musica ci lavoro da trent’anni e non smetto mai di imparare». Ma cos’è la musica per Roy Paci? «È la cosa che mi permette di esprimermi al 100%, mi sono sempre sentito dentro a 360° quando suono, è un’espressione totale del corpo. Vivo per la musica…». E questo, oltre che per il grande talento, si evince anche dalla sua grande collezione di dischi, «Ho 19.000 cd e 12.000 vinili, ho sempre comprato musica e continuo a farlo. In casa ho dovuto raddoppiare le file di scaffali per farceli stare tutti…». Altre passioni? «Sì, il buon cibo. Tanto che insegno all’università un corso di “gastrofonia”, ovvero sapori e musica che si uniscono. E se proprio ti devo dire il mio piatto preferito, ti dico gli spaghetti al nero di seppia». Un’artista incontenibile insomma, sotto tutti i punti di vista.
Stasera l’appuntametno all’Albizzate Valley Festival è con I Pendulum, gruppo rock elettronico e drum’n’bass e con i Jazzsteppa. Domenica sera invece, il concerto è con il Teatro degli Orrori.
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