Notarianni: “Ma io non mollo”
Colloquio con il condirettore di E-il mensile e direttore di Peacereporter: due realtà giornalistiche che in questi giorni dicono la parola "fine" a quest'avventura
Chiude E-Il Mensile, la rivista di Emergency nata solo un anno fa. E chiude anche il suo sito, che era nato molto prima di lui, nel 2003 con il nome di Peacereporter. Uno choc, per chi conosce la realtà di Emergency e aveva negli anni apprezzato una voce veramente alternativa nel panorama dell’informazione.
Ma cos’è successo? Com’è andata? Abbiamo provato a chiederlo a Maso Notarianni, condirettore con Gianni Mura di E-il mensile, e direttore della testata on line Peacereporter da quando essa è nata
«E’ andata che abbiamo messo in campo un progetto ambizioso e che costava tanto, mettendo insieme il costo del sito e del mensile. Fin dall’inizio ci siamo detti “noi ci proviamo”: e ci abbiao creduto davvero, Poi peròsiamo andati, con un costo di base alto, a “sbattere” contro la crisi, e una raccolta pubblicitaria che nell’ultimo anno è crollata. Come del resto le vendite»
Noi assistiamo alla chiusura dei giornali cartacei. Ma che chiuda un sito, e un sito storico come quello di E, che prima si chiamava Peacereporter ed era presente in rete dal 2003, è molto importante, e negativo…
«La verità è che anche il sito costa molto: perchè i contenuti erano quelli che si vedevano, e per produrli ci vogliono parecchi lavoratori. Anche perché non puoi professare bene e comportarti male: quindi erano tutti stipendiati correttamente, secondo i contratti. In tutto – compresi però anche tecnici e amministrazione – eravamo in 18. Con questi costi fissi anche un sito non si regge, anche perchè in Italia è vero che la pubblicità on line cresce, ma la pubblicità on line non rende niente rispetto a quella raccolta dalla carta. E il motivo è uno: le concessionarie sono in mano agli editori, che spingono innanzitutto i giornali di carta. Il sito, per riuscire a mantenersi, ha bisogno di 100mila contatti unici al giorno: cosa che non avevamo ancora, anche se ne avevamo tanti».
E adesso, cosa farà?
«Io fino a settembre sono qui. Poi ci penserò. Ma di sicuro, non mollo».
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