Si legge poco perché mancano gli esempi in famiglia

Sei anni fa Aldo Veroni dopo quasi 40 anni di attività chiuse la sua libreria. «La tecnologia non abbia aiutato la lettura perché è un elemento di distrazione»

La passione per i libri è qualcosa che non si dimentica facilmente. Soprattutto se si è passato gli ultimi quarant’anni della propria vita  in una libreria a dare consigli ai lettori. Per il libraio Aldo Veroni non sono stati mai clienti e anche dopo aver chiuso nel 2006 «l’amata libreria» in via Robbioni ha continuato a segnalare titoli, indicare percorsi di lettura ai tanti che lo fermano sull’ingresso della biblioteca comunale, come se quel rapporto non si fosse mai interrotto. «Sapere cosa leggono le persone è importante – spiega Veroni – perché ogni volta che leggiamo un libro è un po’ come entrare nelle vite degli altri».
I locali della sua libreria, a due passi dalla biblioteca, sono ancora vuoti. Veroni è stato il primo degli storici librai di Varese a chiudere, due anni dopo nel 2008 toccò a Pontiggia che cedette l’attività alla Feltrinelli e a settembre di quest’anno toccherà ad un’altra libreria storica, la «Croci» di via Como.

«Quando passo davanti alla mia vecchia libreria – continua Veroni – mi mette una tristezza profonda perché le librerie danno un’identità alle vie che popolano».
La grande quantità di “protesi” elettroniche dedicate alla lettura potrebbe essere una soluzione alla latitanza dei lettori, anche se i dati statistici dicono che le cybergenerazioni, nonostante la tecnologia, non hanno grande confidenza con i libri. «Purtroppo in Italia non c’è un’educazione alla lettura – commenta il libraio – soprattutto in famiglia dove mancano gli esempi per i ragazzi. C’è stata un’evoluzione, è vero, ma penso che tutta questa tecnologia non abbia aiutato la lettura perché è un elemento di distrazione».
Nella vita ciò che conta è trovarsi nel posto giusto al momento giusto. A Veroni capitò nel 1973 in piazza Giovine Italia dove, insieme ai fratelli Edmondo e Luigi, aprì la prima libreria. «Nella vita ci sono momenti cruciali – conclude il libraio – e Christopher Hitchens lo descrive bene in “Hitch 22. Le mie memorie”, il libro che sto leggendo in questi giorni. Questo intellettuale ha vissuto il proprio tempo intensamente, mantenendo sempre alta la propria consapevolezza, compresa la mancanza di fede».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 05 Settembre 2012
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