A Venezia la Lega 2.0 urla contro il governo “falliMonti”

L’orgoglio leghista sfila a Venezia. La festa dei popoli padani segna la svolta 2.0 del movimento del Carroccio al grido di “Prima il Nord”: nente simboli celtico-padani, ma netta contrarietà al governo Monti, accusato di fare solo gli interessi del Sud

"Abbiamo scelto la via gandhiana, ma di fronte agli schiaffi che il governo dà al Nord è difficile stare tranquilli". L’orgoglio leghista sfila a Venezia. La festa dei popoli padani segna la svolta 2.0 del movimento del Carroccio al grido di “Prima il Nord”. In centinaia si sono ritrovati in Laguna per riconfermare la fede nel nuovo segretario Roberto Maroni e nei vertici del partito, rinnovati (in parte) dopo gli scandali degli ultimi mesi. Le prime centinaia di militanti e simpatizzanti della Lega sono giunte a Venezia nella primissima mattinata: fonti interne alla Lega parlano di 269 pullman, 3 treni speciali, 2 mila auto partite dalla sola Lombardia. Il primo a parlare dal palco è stato intorno alle 10 il segretario organizzativo della Lega Roberto Calderoli: «Abbiamo un programma in 12 punti: ci saremo e saremo pronti». Alle 13 è stato il turno del segretario federale della Lega Roberto Maroni, preceduto dal governatore del Veneto Luca Zaia e soprattutto da Flavio Tosi, leader della Liga Veneta e da Umberto Bossi: «Siamo l’unica forza politica seria che osteggia il governo Monti, anzi “falliMonti” – ha detto Maroni dal palco -. Il debito pubblico è aumentato di 4 punti, anche se le tasse sono aumentate e poi hanno regalato 900 milioni alla regione Sicilia, un regalo vergognoso a chi ha sballato i conti: le stesse cose della prima Repubblica, fatte da un governo guidata da persona del Nord, ma più ostile al Nord di tutti i suoi predecessori. L’inflazione è raddoppiata, mettendo a rischio chi le tasse le paga, cioè i lavoratori del Nord. La nuova legge sul lavoro penalizza i giovani. Il fallimento economico di Monti è economico prima che politico: un fallimento di Monti e di chi lo ha mandato lì, senza passare dal popolo sovrano. L’attacco al Nord è odioso: le zone franche urbane sono una bella iniziativa, ma a noi avevano detto no per le zone terremotate, per poi farlo per 12 nuove zone franche urbane per il Sud. Il patto di stabilità serve a strozzare i Comuni del Nord, bisogna dire basta. Questo è un governo centralista, che vuole ridurre il potere delle aunomie locali: lo faceva il fascismo, speriamo di non rivedere i podestà. Noi vogliamo il governo dei Comuni. Questo governo vuole impedire il federalismo: noi lo impediremo, finchè c’è la Lega ci sarà speranza e democrazia. Vogliamo essere padroni a casa nostra, vogliamo tenerci i nostri soldi: i nostri dodici progetti sono il nostro manifesto economico, una riforma federale e fiscale seria e concreta».
E ai sindaci e ai goventarori  chiede "più coraggio nelle disobbedienza civile, a partire dalla cacciata di Equitalia dal Nord".

«Se non mi danno l’autonomia me la prendo», ha detto Zaia, provocando applausi a scroscio, mentre Tosi parlando del progetto di riforma delle province ha attaccato i politici romani: «A Roma fanno i maiali con i nostri soldi. L’identità è sacra e non si tocca. Chi è veronese è di Verona, chi è bellunese è di Belluno e chi è del polesine è di Rovigo». Ha parlato anche Umberto Bossi, che ha chiamato il popolo leghista a prendere la libertà a furor di popolo: «La Democrazia sta in Svizzera non a Roma! Ci aspettano grandi battaglie, il nostro solo nemico è il centralismo romano. Monti ha buttato nel cesso il federalismo fiscale. Guai a litigare per i posti, il mio o quello di Maroni». I militanti si sono messi in coda per firmare per il referendum per una Unione Europea "democratica e fedele basata sui popoli e sulle regioni" e per l’adesione all’euro "per chi rispetta il pareggio di bilancio". 47 gli stand presenti nell’area destinata alla festa leghista. Non ci sono i consueti simboli padano-celtici: niente corna da vichingo o ampolle del Dio Po, ma non sono mancati i toni accesi, con accuse pesanti al premier Monti, definito dal segretario della Lega dell’Emilia Romagna Fabio Ranieri “lurido buffone”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Ottobre 2012
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