Condannato a 4 anni e 4 mesi il poliziotto corrotto

L'ex-poliziotto Luigi Cozzolino ha chiesto scusa alle vittime (oltre a risarcirle) e allo Stato. Chiedeva mazzette agli immigrati per ottenere il permesso di soggiorno e passava informazioni riservate ai malavitosi

Condanna a 4 anni e 4 mesi di reclusione per Luigi Cozzolino, l’ormai ex-poliziotto protagonista di una brutta vicenda di concussione, rivelazione di segreto d’ufficio, favoreggiamento di un latitante e accesso abusivo al Servizio Informatico del Ministero. Queste le pesanti accuse rivolte a lui dal pubblico ministero Pasquale Addesso che, oltre ai reati sopracitati, aveva chiesto anche il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione, reato per il quale è stato invece assolto. Il pm aveva chiesto una condanna di 6 anni e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici ma il collegio giudicante presieduto da Adet Toni Novik ha ridotto la pena e ha inflitto l’interdizione per 5 anni. 

Cozzolino ha parlato per primo in aula, questa mattina (giovedì) chiedendo scusa alle vittime della concussione, alla Polizia, alla magistratura: «Per la prima volta mi trovo ad essere seduto da questa parte – ha detto ai giudici – chiedo scusa in quanto consapevole di aver sbagliato e per questo ho anche voluto risarcire le vittime. L’ho fatto perchè ho perso la testa per una donna che non vale niente». Cozzolino ha pronunciato queste parole in riferimento a Ramona Popescu, figura chiave nella vicenda per cui è stato condannato l’ex-poliziotto.

Attraverso la ricostruzione del pubblico ministero, nella sua requisitoria, si evince il quadro di fortecompromissione del Cozzolino il quale, dall’alto della sua posizione chiave nell’ufficio stranieri del commissariato di Busto Arsizio, chiedeva mazzette agli immigrati che dovevano ottenere il permesso di soggiorno. L’allora ispettore non si fermava davanti a nulla, convinto di poter manovrare le vittime a suo piacimento anche quando era evidente questi avevano tutte le carte in regola per ottenere il rinnovo o la regolarizzazione. Almeno 4 i casi in cui il poliziotto infedele è riuscito a farsi consegnare denaro, in un caso addirittura davanti al collega d’ufficio al quale l’immigrato aveva posto un’altra busta ma che lo stesso aveva rifiutato andando poi a riferire ai superiori quello che stava accadendo. Evidente, secondo i giudici, anche la colpevolezza per il reato di favoreggiamento di un latitante; il pm, infatti, ha ricostruito come si è arrivati a sapere chi fosse il "Gabor" (nome in codice usato da un rumeno che era in combutta con Ramona Popescu) che passava le informative del sistema informatico del minstero. A far emergere la talpa l’incrocio con un’inchiesta della Procura di Ravenna. 

Cozzolino, infine, rischia un ulteriore processo per evasione dai domiciliari. La violazione dell’obbligo restrittivo sarebbe avvenuta ieri sera, mercoledì, e a spiegare cosa fosse successo è lo stesso Cozzolino nelle sue dichiarazioni iniziali: «Stavo aiutando un corriere a scaricare delle piante dal furgone in quanto il mezzo era troppo alto per entrare nei garage sotterranei – ha raccontato Cozzolino – proprio mentre mi accingevo a concludere l’operazione è sopraggiunta la pattuglia dei Carabinieri per il controllo e non mi ha trovato all’interno delle mura domestiche». L’avvocato Cesare Cicorella ha anche esibito la bolla d’accompagnamento del carico di piante rilasciato dalla società che ha effettuato la consegna.

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Pubblicato il 25 Ottobre 2012
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