Nello Spazio Magico i problemi si superano giocando

A Malnate una nuova associazione si propone di divulgare i principi e la pratica della Psicomotricità relazionale

“Spazio Magico" è il nome di una nuova Associazione che si propone di divulgare, attraverso iniziative di ogni tipo, i principi e la pratica della Psicomotricità Relazionale. Con sede a Malnate, in via Dante 1/A, l’associazione vede tra i soci fondatori il dott. Carlo Petitti di Roreto, già Presidente dell’Associazione Lo Specchio dal 1994 e responsabile, tra l’altro, di molti progetti educativi in diverse Scuole dell’Infanzia e Primarie della Provincia di Varese; ora Presidente e Responsabile Scientifico della nuova Associazione.
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"Spazio magico" propone alle famiglie e alle agenzie educative del territorio diverse attività sia in sede che nelle scuole.
In sede vengono organizzati Gruppi di Psicomotricità relazionale per bambini dai 3 ai 10 anni; terapie psicomotorie individuali; osservazioni e valutazioni psicomotorie e consulenze a genitori, insegnanti, operatori.
Nelle scuole l’associazione propone laboratori di Psicomotricità relazionale, educazione all’affettività e prevenzione del disagio scolastico.

"Siamo consapevoli di quanto le dinamiche relazionali configurino e condizionino profondamente i processi di apprendimento e di sviluppo dei bambini all’interno della scuola e della famiglia –  spiega il dottor Carlo Petitti –  Intervenire sulla relazione significa promuovere il benessere, favorire l’autocontrollo e prevenire il disagio".

A quali bisogni della collettività intende rispondere l’associazione "Spazio magico"?
L’associazione nasce per diffondere sul territorio la cultura della Psicomotricità relazionale, e per offrire concretamente un luogo e degli operatori preparati ai bambini e ai genitori che vorranno praticare esperienze psicomotorie, sia a livello individuale che di gruppo.
Intendiamo inoltre offrire alle scuole progetti di intervento che si occupino di favorire lo sviluppo globale dell’alunno, avendo particolare cura nell’aiutarlo crescere dal punto di vista affettivo e relazionale; sappiamo infatti quanto il benessere (o il malessere) emotivo dell’alunno possa influenzare, positivamente o negativamente, lo sviluppo cognitivo e i processi di apprendimento.

Di che cosa si occupa la Psicomotricità relazionale?
Fondamentalmente si lavora seguendo due indirizzi: Terapia relazionale, indirizzata a bambini che presentano una problematica evolutiva riconosciuta, oppure Psicoprofilassi, che può essere indirizzata a tutti i bambini, in particolare a quei bambini in cui si riscontra una disarmonia evolutiva, un disagio o una difficoltà scolastica, e per i quali sia escluso un quadro chiaramente patologico.
In sintesi la Psicomotricità relazionale mette in rapporto lo sviluppo cognitivo, lo sviluppo corporeo e quello psico-affettivo, come parti di uno stesso insieme che si influenzano vicendevolmente, occupandosi della globalità dell’individuo. Riteniamo che per un educatore sia di grande importanza saper intervenire adeguatamente su questi tre piani.
Tutti sappiamo, per esempio, che un bravo maestro è quello che, oltre ad insegnare bene una materia, riesce a fondare un buon rapporto empatico con i suoi alunni. Ma come? Questo aspetto spesso manca nella formazione professionale, viene spesso lasciato alle capacita naturali dell’educatore. Si tratta dunque di creare strumenti e conoscenze professionali che aiutino a favorire lo sviluppo affettivo e a costruire efficaci strategie relazionali.

Quali strumenti usate per costruire queste strategie relazionali?
Osserviamo che spesso un certo tipo di psicologia aiuta l’adulto a “misurare” il disagio del bambino, ma poi fatica a comunicare col bambino sul suo disagio.
E’ fondamentale per noi riuscire a comunicare sul problema senza cadere in una sindrome di onnipotenza (risolvo tutto io) o di impotenza (non posso fare nulla), ma creando uno spazio ed un linguaggio che permettano al bambino di elaborare il suo problema.
Per riuscire a comunicare in modo efficace è necessario usare un linguaggio comune: i bambini non utilizzano il linguaggio digitale, logico e razionale dell’adulto, ma un linguaggio simbolico, analogico, magico animistico, e lo fanno attraverso lo strumento del gioco.
La Psicomotricità relazionale si pone come obiettivo la creazione di questo linguaggio comune “entrando” nel gioco simbolico del bambino, aiutandolo a dargli significato e ad elaborare efficaci strategie relazionali.
E’ per questo che abbiamo scelto il gioco come base fondamentale della nostra pratica: il gioco che lascia libero corso all’immaginario; il gioco senza giudizio che permette e accetta l’espressione simbolica anche dei “cattivi sentimenti”, che sono esattamente quelli che, colpevolizzati e respinti nell’inconscio, provocano e mantengono le tensioni conflittuali; il gioco senza obiettivi cosiddetti educativi, in cui l’adulto non ha niente da insegnare al bambino, ma parecchio da imparare sul bambino… e forse su se stesso.

Perché il gioco facilita la comunicazione tra adulto e bambino?
Il gioco simbolico utilizza un linguaggio simbolico, permette la “magia” del far finta che…
Dire “giochiamo che io ero” mi permette di agire situazioni, sentimenti, emozioni anche difficili, contrastanti, senza che questo interferisca in modo intollerabile con la realtà; nella finzione del gioco posso perfino uccidere il lupo feroce (chi simboleggia?) o la strega malvagia, senza creare sensi di colpa e, naturalmente, senza lasciar trascendere la pulsione aggressiva: faccio finta, non passo all’atto! Si tratta di una finzione consapevole, che però lascia intatte le emozioni che la supportano, permettendo al bambino di confrontarsi con esse e di elaborarle.

Associazione "Spazio magico", via Dante 1/A Malnate. Si riceve su appuntamento.
Per informazioni telefonare:
lunedì dalle 8,30 alle 12,30
giovedì  dalle 14,00 alle 18,00
ai numeri 349 2344 384 – 031 942148

www.carlopetitti.it – mail: carlitti@libero.it

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Pubblicato il 22 Ottobre 2012
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