Presidio dei professori:”Non siamo più disposti a sopportare”

Martedì 30 ottobre, i docenti si ritroveranno fuori dalla sede dell'Usp per protestare contro la proposta di innalzare a 24 le ore in classe

Insegnanti in stato di agitazione. Domani, martedì 30 ottobre, si ritroveranno per un presidio davanti alla sede dell’Ufficio scolastico provinciale in via Copelli a Varese ( ex Provveditorato). Docenti dell’istituto Montale di Tradate e dell’Isis Stein di Gavirate hanno già annunciato la propria partecipazione ma altri ci saranno per protestare contro la proprosta di innalzare a 24 le ore di lavoro in classe, senza considerare, sostengono i professori, che a ogni ora frontale corrisponde un’altra di preparazione o correzione o organizzazione del lavoro o incontro con i genitori. Si contesta il metodo ( un aumento di ore senza corrispettivo economico) ma anche il merito perchè ci si è limitati alla valutazione delle attività svolte all’interno della scuola.
Dopo la presa di posizione ufficiale del corpo docente del liceo Grassi di Saronno, di quello dell’istituto Montale di Tradate, arriva anche il comunicato redatto dagli insegnanti dell’Isis Stein, riuniti questo pomeriggio in assemblea sindacale: « Probabilmente la nostra categoria professionale è l’unica alla quale possa essere fatta questa richiesta – si legge nel comunicato dello Stein –  forse perché il ministro ha ritenuto di poter contare sull’appoggio dell’opinione pubblica, su una mancanza di unità all’interno della classe docente, su una debolezza e divisione dell’universo sindacale portato avanti con successo dai precedenti governi, sulla mancanza di qualsiasi forma di protesta nell’ultimo decennio, e questo nonostante i reiterati tagli indiscriminati subiti negli ultimi anni che hanno indebolito e impoverito la scuola statale. Tutto questo dimostra un palese disprezzo del quotidiano lavoro dei docenti (che evidentemente non hanno come fine ultimo il guadagno!), ed una conseguente svalutazione dello stesso. Vogliamo rispetto per la nostra professionalità, come il ministro dovrebbe guadagnarsi il nostro dimostrando veramente di voler aiutare la scuola. Questo significa anche rivendicare ciò che ci è dovuto: gli scatti di anzianità bloccati per sei anni, l’indennità di vacanza contrattuale cancellata di un colpo, ed il rinnovo del contratto (vacante da 3 bienni), come succede per ogni categoria lavorativa che si rispetti, ma rinviato di colpo al 2015 per tutti i dipendenti statali. Vogliamo una scuola che funzioni, con i mezzi necessari per formare adeguatamente i cittadini del futuro (perché questo facciamo!), senza dover regalare mezzi e ore di lavoro.
Vogliamo lavorare in strutture sicure, a norma (e non in classi di 30 o più alunni dove non è possibile neanche spostarsi o avere in caso di pericolo, un’evacuazione in sicurezza). Non vogliamo dover cercare un’altra aula tutte le volte che dobbiamo effettuare una verifica perché nelle nostre non c’é spazio; non vogliamo essere costretti ad ospitare alunni rimasti senza insegnante (perché in malattia), ma che non è possibile sostituire perché le cattedre sono state portate tutte a 18 ore e non esistono più le ore a disposizione che permettevano le sostituzioni dei colleghi assenti: questo è il risultato della “razionalizzazione” delle risorse e del personale fatta senza pensare che tutto ciò va a scapito dell’insegnamento, degli alunni, delle “eccellenze” che si vorrebbero mettere in
evidenza. Si continuano a “tagliare” posti di lavoro, e adesso manca il personale, docente e non, in tutte le scuole. Il problema dei lavoratori “fannulloni” c’è, come in tutti gli ambiti lavorativi, ma bisogna affrontarlo con decisione ed intelligenza, cioè facendo pagare solo gli interessati, e non tutti indiscriminatamente! È poi offensivo e mortificante che un Ministro dell’Istruzione e l’intero Consiglio dei Ministri lascino intendere al Parlamento e soprattutto alla pubblica opinione che il lavoro dei docenti in Italia si limiti alle sole ore di insegnamento in aula. La grande maggioranza dei docenti svolge la professione con impegno e passione per un numero di ore che annualmente ammonta a circa 1700, delle quali poco meno di un terzo è riservato alle attività didattiche d’aula.
La proposta del ministro, a nostro parere anticostituzionale, indipendentemente dal ritiro della stessa, è offensiva e ci ha spinti a reagire: non siamo più disposti a sopportare!»

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Ottobre 2012
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