“Expo 2015 sarà un piatto forte per la ‘ndrangheta”

Ammazzare stanca, la storia di Antonio Zagari e della criminalità organizzata nel Varesotto, ha attirato tante persone ad ascoltare il regista Tagliabue e il magistrato Nobili

ammazzare stancaEra il luglio del 1995 quando Antonio Zagari prese la parola e, con la sua confessione, inchiodò centocinquanta criminali alle loro responsabilità. I suoi baffi, i suoi tic, la sua voce ferma scorrono con i titoli di coda del film documentario di Marco Tagliabue.
Ammazzare stanca, che riprende il titolo del libro autobiografico dello Zagari stesso, racconta anni di gesta criminali con assassini, estrorsioni, sequestri e violenze di ogni genere fino a quando il protagonista non ce la fa più e decide di collaborare con la giustizia.
Questa la storia da cui ha preso il via la serata organizzata da Libera di Varese all’interno di "Un posto nel mondo".
Dopo la presentazione di Antonella Buonopane della associazione locale che da anni si batte contro le mafie, hanno preso la parola Marco Tagliabue della RsiMario Portanove, giornalista de Il Fatto e il magistrato Alberto Nobili.
ammazzare stancaIl regista del film ha aperto l’incontro. "Per noi che siamo una tv pubblica è un obbligo occuparci di mafie. La vicenda di Antonio Zagari è esemplare per capire la n’dragheta, come arriva, si organizza, resiste anche alle azioni della polizia. Abbiamo visto quanta paura c’è ancora a raccontare queste storie, anche se il protagonista è ormai morto da anni".
Mario Portanova, conduce spesso serate come quella varesina, malgrado questo racconta come "fa venire i brividi rivedere il film a cui ho collaborato. Stiamo parlando dell’inizio degli anni Ottanta. Mi sconvolse ritrovare un bollettino sindacale degli edili che già nel 1970 diceva «fuori la mafia da Milano». Siamo dovuti arrivare nel 2010 con una grossa operazione per riprendere ad affrontare questo tema".
Tagliabue racconta come molti, allora come oggi, non avevano il coraggio di denunciare i soprusi, e solo grazie alla confessione di Zagari si sono conosciute tante storie. "Ci sono zone colonizzate da anni dove ci sono stati sequestri e altre azioni criminali. Si ha quasi vergogna a parlarne, e invece occorre aprire gli occhi".
Alberto Nobili, Procuratore aggiunto della Repubblica al Tribunale di Milano, ha condotto diverse indagini sulle infiltrazioni mafiose nell’Alto milanese. "Lavoro da 33 anni e vedere tanta gente che partecipa è un segnale forte, perché questi sono temi che non possono essere risolti solo dai magistrati e dalle forze dell’ordine. Ognuno deve fare la propria parte.
Milano, mi sembra incredibile, sta pagando un prezzo altissimo per la mafia e la corruzione. Questo film è una storia vera, non una fiction e, dopo 20 anni dalla morte di Falcone e Borsellino, un assessore regionale è stato eletto con i voti per la n’drangheta. La Lombardia, dopo la Sicilia e la Calabria, è la terza regione per aziende confiscate per interessi con la mafia".
Il magistrato non gira intorno alle cose e conosce quanti siano gli effettivi rischi anche di questa fase storia, soprattutto nella nostra regione. "Expo 2015 porta con se un allarme rosso perché la n’dragheta non si lascerà scappare questa grande occasione. Stiamo pagando questo prezzo anche per colpa della disinformazione e degli interessi che ci sono stati in questi anni. È come una malattia e per combatterla occorre conoscerla. Negare l’esistenza della mafia è un grave danno, e si sono persi 40 anni per creare una responsabilità sociale attraverso una sana alleanza per contrastare la mafia. Solo nel 1977 furono sequestrate 33 persone, quasi tutte dalla n’dragheta tra Milano, Varese e Como. Come si faceva a negare che ci fosse una organizzazione mafiosa? Quello che colpisce è la freddezza di questa gente che commetteva bestialità. Malgrado questo c’era riluttanza a parlare con chiarezza di questi fenomeni anche usando termini non propri. Si chiamava anonima sequestri e non n’dragheta. Se non c’è un impegno condiviso per la legalità, la mafia prospera.
Dopo la stagione dei sequestri negli anni Ottanta inizia il traffico della droga e parallelamente quello dell’edilizia. Erano fenomeni visibili e la gente sapeva ma facevano paura questi fenomeni. C’era terrore e gli Zagari di turno terrorizzavano le persone iniziando proprio dai loro territori per far capire che non se ne doveva parlare. Quando interrogavamo le persone capivamo che tutti sapevano ma non erano preparati alla partecipazione collettiva e alla coscienza contro la mafia.
La mafia alzò il tiro contro servitori dello Stato e anche contro alcuni religiosi. Lì ci fu una rivolta dei cittadini che si sono rimboccati le maniche ribellandosi alla mafia. Abbiamo corso il rischio di diventare un narco stato come la Colombia fino ad arrivare a trattare con la mafia. Poi lo Stato dopo le stragi ha reagito e, tra il 93 e il 95, abbiamo arrestato 2700 mafiosi. Dopo vent’anni siamo ancora qua perché la mafia ha cambiato strategia e non usa più il tritolo ma fa affari senza farsi vedere. Al silenzio mafioso è corrisposto troppo silenzio istituzionale con un depauperamento delle forze dell’ordine. In quegli anni abbiamo avuto 1300 collaboratori di giustizia perché si fidavano dello Stato. Oggi si contano sulla punta di una mano.
Se oggi qualcuno pensa che siano gli extracomunitari il rischio per l’Italia non si rende conto di cosa significhi la mafia. Da li nascono i rischi per la nostra democrazia e libertà.
Tutti noi possiamo fare qualcosa, a partire dal parlare della legalità, perché al mafioso non spaventa il carcere, ma vedere confiscato il suo patrimonio perché gli toglie il prestigio. L’altra cosa che teme è la cultura come rispetto delle regole e vissuto di valori come la legalità. Questa è la carta vincente: cultura e solidarietà. Quello che sconfiggerà la mafia non è l’esercito con le armi, ma quello degli insegnanti e degli studenti, delle persone per bene".  

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 30 Novembre 2012
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.