La scuola è un ottavo sacramento
Presentato il libro di Alex Corlazzoli "La scuola che resiste" (Chiarelettere). Laforgia: «Il nostro datore di lavoro non è lo Stato ma i nostri studenti»
«Non siate tristi, continuate in ciò che era giusto». Enzo Laforgia, storico e insegnante del liceo classico "E. Cairoli", cita una frase di Alex Langer riportata nel libro di un altro Alex, Corlazzoli, autore di “La scuola che resiste”(Chiarelettere). Capire ciò che è giusto nella scuola, soprattutto in un momento dove la politica non ha una visione, un disegno complessivo, è difficile. E forse resistere è solo una matta e disperatissima ratio di fronte a un nemico che è anche interno all’istituzione stessa incapace e disinteressata a valorizzare le competenze dei suoi lavoratori.
Angelo Chiesa, presidente provinciale dell’Anpi, tra i relatori nell’aula magna dell’Insubria, richiama l’assedio di San Pietroburgo. Un’immagine forte che spinge la scuola fuori da una normalità che invece andrebbe recuperata. «Il nostro datore di lavoro non è lo Stato – spiega Laforgia – ma i nostri studenti. Fare l’insegnante è un lavoro che richiede una passione totale ed è paradossale, e anche una grave caduta di stile, che tutto questo non venga in mente a chi, come il ministro dell’economia, parla solo di ore».
Corlazzoli, maestro precario di campagna non per vocazione ma per concorso-rifiutato, parla di comunità educante. «Ho insegnato ai miei alunni a protestare – dice lo scrittore -. I maestri devono stare dalla parte dei bambini e tutto va fatto nel loro interesse».
Don Lorenzo Milani a oltre quarant’anni dalla sua morte rimane una sorta di faro (anche questo dato dovrebbe far pensare) per chi fa l’insegnante. «La scuola è un ottavo sacramento» è una delle tante affermazioni celebri del priore di Barbiana che si occupava di dare un’istruzione agli ultimi, i figli dei contadini. Oggi gli ultimi sono i figli dei migranti e, guardando le statistiche, tali rischiano di rimanere finché alimentano le percentuali dell’abbandono scolastico (18%). «Dove sta dunque l’uguaglianza?» si chiede Corlazzoli.
Per ritrovarla bisogna “armarsi” di costituzione perché «La scuola non è più uno snodo strategico per la crescita civile e sociale e quindi per la democrazia» dice laforgia, anche se, vista l’affluenza al concorsone, per molti giovani laureati in cerca di lavoro rimane uno passaggio cruciale. «Io l’ho fatto e sono stato bocciato – conclude Corlazzoli -. Eppure continuo ad amare la scuola, forse più del ministro».
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