Nei fossili del Monte San Giorgio nuove tracce di un antico mare
Le rocce al confine tra Ticino e Varesotto offrono una nuova scoperta al geologo Rudolf Stockar: fossili di plancton marino risalenti a circa 242 milioni di anni fa
Un salto indietro nel tempo fino a centinaia di milioni di anni fa, tanto remoto da arrivare a immaginare il mare sulla terra che oggi unisce Canton Ticino e Varesotto. È lì che ci porta l’ultima scoperta del team di Rudolf Stockar, geologo e paleontologo del Museo cantonale di storia naturale e responsabile per la ricerca scientifica sul sito UNESCO Monte San Giorgio (versante svizzero). Da tempo la sua squadra "dialoga" con le rocce di questo luogo, un vero e proprio archivio delle specie viventi della preistoria. Le sue ricerche più recenti hanno portato alla luce sette specie fossili sinora sconosciute alla scienza. La scoperta è avvenuta in Val Porina nell’ambito di un progetto congiunto tra il Museo, l’Università di Losanna e la Scuola di dottorato ESPP (Earth Surface Processes & Palaeobiosphere) delle università della Svizzera occidentale.
I nuovi fossili, di dimensioni di pochi decimi di millimetro, appartengono al gruppo dei «Radiolari, protozoi unicellulari con guscio siliceo che figurano tra i componenti principali del plancton marino».
«Tutti gli esemplari – spiegano i responsabili della ricerca – provengono dalla formazione nota come Dolomia del San Giorgio, risalente al piano Ladinico del periodo Triassico (circa 242 milioni di anni fa). Il plancton fossile studiato comprende oltre 2’000 esemplari, complessivamente appartenenti a 73 specie diverse (incluse le 7 sinora sconosciute); nessuna di questa era mai stata sinora rinvenuta sul Monte San Giorgio e neppure nel resto della Svizzera. La nuova scoperta – proseguono – consente di comprendere più a fondo l’evoluzione di questi organismi e permette di gettare luce sul contesto ecologico e geografico del Ticino meridionale all’alba del periodo Ladinico. Da un lato le nuove forme confermano un certo grado di isolamento del bacino marino del Monte San Giorgio, che fu premessa per la straordinaria conservazione dei suoi fossili di pesci e rettili. Dall’altro lato le analogie tra il plancton fossile del Monte San Giorgio e quello di località mondiali distanti centinaia o migliaia di chilometri attestano l’esistenza, intorno a 242 milioni di anni fa, di un chiaro scambio di masse d’acqua con l’antico oceano della Tetide e testimoniano una connessione con altri bacini, dalle Alpi Meridionali, incluse ad esempio le attuali Dolomiti, sino a spingersi verso est fino alla Cina».
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