“Dedichiamo Malpensa a…”

L'ultima proposta è del consigliere comunale varesino Nicoletti: "Intitoliamo lo scalo all'ingegnere aeronautico Bazzocchi". Ma in passato erano già stati proposti scrittori, imprenditori, celebri pittori, suore sante

L’ultima proposta è arrivata giusto oggi: «Intitoliamo Malpensa a Ermanno Bazzocchi, grande ingegnere e illustre varesino». L’idea, questa volta, viene da Alessio Nicoletti, consigliere comunale di Varese e candidato al Consiglio Regionale della Lombardia. È l’ultima di una serie di proposte avanzate nel passato per dare un nome allo scalo della brughiera (nome informale e un po’ artificioso, visto che di brughiera intorno ne è rimasta sempre meno): in passato le proposte hanno riguardato ingegneri, scrittori, imprenditori bustocchi, suore sante e pittori ben poco santi. Un bel campionario, salvo che il dibattito decennale non è, finora, approdato a un bel nulla.

A cosa serve dare un nome all’aeroporto? C’è un aspetto simbolico (che meriterebbe forse dibattito più articolato e meno discontinuo), ma non solo. Secondo Nicoletti – che è candidato al Consiglio Regionale della Lombardia con Fermare il Declino, la formazione dell’istrionico Oscar Giannino – sarebbe persino un passo strategico: «Malpensa esca dall’anonimato che ne ha sempre oscurato ruolo e prospettive di sviluppo» dice Nicoletti, proponendo la dedicazione «a Ermanno Bazzocchi, grande ingegnere e illustre varesino». Scelta non casuale, non tanto perché riguarda il mondo dell’aeronautica (come nel caso di Enrico Forlanini, a cui è dedicato lo scalo Linate), quanto perché rimanda al concetto della varesinità: «È il un punto di partenza di una strategia finalizzata all’integrazione, finora piuttosto scarsa, di Malpensa con la provincia di appartenenza e il suo tessuto produttivo». Insomma, Malpensa un po’ meno milanese con prefisso 02 e un po’ più varesina (pazienza se intanto persino la proprietà si allontana fisicamente, dal Comune di Milano ai nuovi soci del fondo finanziario F2i).

Del resto, lo scalo ne ha viste di ogni. Agli inizi Palazzo Marino propose ufficialmente Alessandro Manzoni, la Provincia di Varese l’ingegnere aeronautico Gianni Caproni, poi nel 2001 Milano era quasi certa di chiamare l’aeroporto "La Scala", nome non molto comprensibile al primo approccio. La prima proposta del decennio passato veniva invece da un posto di pianura e di nebbie, Sant’Angelo Lodigiano, il cui sindaco propose la dedicazione a Santa Francesca Cabrini, patrona degli emigranti, originaria di Sant’Angelo: l’idea era ricordare che la Lombardia era «terra accogliente e cristiana» (inciso: pochi anni dopo il vicesindaco di Milano De Corato propose di creare proprio a Malpensa anche un Centro di Identificazione ed Espulsione, per gestire a km0 le espulsioni). La proposta fu poi ripresa da Letizia Moratti e Formigoni nel 2009, anche se poi solo l’anno dopo la sindaca di Milano cambiò idea e propose Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, con un bel salto simbolico (dalla santa ad un genio sregolato) con annesso piccolo scontro con Orio al Serio, che alla fine ebbe la meglio (il paese di Caravaggio è in provincia di Bergamo). Nel frattempo santa Francesca Cabrini fu trasferita d’ufficio alla Stazione Centrale di Milano, anche se ovviamente su biglietti e cartelli di stazione oggi non c’è traccia della dedicazione. Mentre a Milano si discute, Malpensa subisce il dehubbing e intanto il dibattito si sposta anche sul territorio del Varesotto: nel 2009 e nel 2010 Gigi Farioli, sindaco di Busto, propose la dedicazione a Enrico Dell’Acqua, imprenditore bustocco. Cercando di riprendersi – con una dedicazione – almeno un pezzo dell’aeroporto che era nato come Aeroporto di Busto Arsizio ma che nel giro di pochi anni passò nelle mani di Milano.

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Pubblicato il 14 Febbraio 2013
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