Giovani e lavoro: “Dalla parte della generazione nel limbo”
Intervista a Fabio Savelli, giornalista del Corriere della Sera e blogger di "La Nuvola del lavoro"
Fabio Savelli, giornalista del Corriere della Sera, blogger di "La Nuvola del lavoro" sarà ospite, insieme al professor Michele Tiraboschi, del secondo incontro verso il Congresso dal titolo "Flessibilità e crescita del capitale umano: il lavoro che cambia" in programma a Gallarate il 23 marzo prossimo.
Produzione e occupazione, welfare e conciliazione, mercato locale e globale. Ecco come vede il futuro del lavoro per giovani e imprese. Con un affondo sul passaggio generazionale e sulla "trasmissione valoriale nei confronti delle nuove leve".
I giovani di oggi rischiano di essere una generazione senza futuro?
«I giovani di oggi rischiano di essere una generazione nel limbo. In attesa che passi una crisi senza precedenti, una crisi di sistema che credo imponga una e vera propria riconversione industriale da parte del Paese basata su green economy e information technology, artigianato e turismo.
Nella speranza di classi dirigenti illuminate per i giovani non c’è altra via d’uscita che ri-orientarsi sull’Europa, imparare almeno tre lingue e ampliare il proprio raggio d’azione non più circoscrivendolo a un’Italia sempre in maggiore difficoltà».
“La nuvola del lavoro” di Dario di Vico, sulla quale scrivi abitualmente, è un punto di riferimento per chi vuole parlare di occupazione, disoccupazione, welfare, conciliazione. Ormai tutti gli economisti dicono che si deve cambiare: come?
«Lungi da fare qualsiasi considerazione di carattere politico, che non mi compete, la sensazione è che la madre di tutti i problemi sia un carico fiscale eccessivamente alto su lavoratori e impresa.
Spostare il gettito dal lavoro alla rendita può essere una soluzione incoraggiando le nuove assunzioni e le startup, ma credo che serva un maggiore coordinamento con le università, le scuole e i centri di formazione. Noto uno spread enorme soprattutto in termini di accesso al mercato del lavoro con una distonia evidente tra ciò che il mercato richiede e ciò che i nostri centri di formazione offrono in termini di professionalità.
Credo serva un vero e proprio piano per i giovani basato su una maggiore sinergia con i centri di ricerca, con le agenzie per il lavoro e i centri per l’impiego (che intermediano solo il 2% della domanda). Con una de-fiscalizzazione e una de-contribuzione per le nuove assunzioni e utilizzando al meglio il nuovo contratto di apprendistato».
Leggi l’intervsita completa
Leggi anche – Flessibilità e capitale umano: le sfide della crescita
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