“Che prezzo ha la libertà?”

La testimonianza del commendator Guido de Carli, partigiano, agli studenti del liceo Crespi di Busto. Una lezione di vita commentata da una studentessa

Hai tra i 15 e i 19 anni, e un giorno decidi di lasciare la tua famiglia, imbracciare un fucile e andare tra le montagne a combattere. È una storia vera. È la nostra storia. La democrazia infatti affonda le proprie radici nella libertà; un valore che ci sembra dato per scontato, appartenente a noi da sempre. Il suo prezzo però è stato altissimo: è valso il futuro di migliaia di giovani e il sacrificio di molte vite innocenti.

 
La Resistenza partigiana della Val d’Ossola è una realtà che ha contribuito alla fine del regime nazifascista in Italia e che è stata oggetto di studi e ricerche approfondite da parte della classe IIA del liceo D. Crespi, nell’ambito di un progetto di alternanza scuola-lavoro con il raggruppamento di ex combattenti “Alfredo di Dio” (dal nome del partigiano italiano medaglia d’oro al valor militare). Associato alla FIVL (Federazione Italiana Volontari della Libertà), il gruppo ha come membri patrioti, combattenti e reduci dalla deportazione. E il 3 giugno il liceo ha ricordato così la 65a celebrazione della Repubblica italiana: leggendo poesie, proiettando filmati e ascoltando le preziose (perché sempre più rare) testimonianze in prima persona dei grandi patrioti e fautori della libertà.
 
Eroi? Non si definirebbero tali. Il commendatore Guido de Carli ha raccontato: «No, non ci sentivamo degli eroi. Voi dovete sapere che prima la libertà non c’era. Decidemmo di combattere perché ce lo sentivamo dentro, ce lo sentivamo che dovevamo andare, anche senza la cartolina (tessera che veniva adoperata per il servizio militare, ndr)! Eravamo sprovveduti, avevamo pur sempre 17, 20 anni, credevamo nella vita, credevamo nel futuro. Sentivamo davvero il desiderio di portare la libertà, ne eravamo entusiasti. Da qui arrivò poi anche il coraggio…».
 
E alla domanda “Che cosa pensate delle generazioni attuali?”, le risposte non fanno altro che rimandare continuamente al passato, con aneddoti realmente accaduti, che hanno per protagonisti ragazzini trascinati nella neve dai tedeschi, agguati sulle stradine di montagna, carte d’identità false e segnali radio criptici. Che prezzo ha la libertà? Se non lo si conosce, perde ogni significato.
«Si può parlare ancora oggi ai giovani della Resistenza? Voi dovete rispondermi di sì ragazzi… Perché la Resistenza non è stata solo un episodio di armi, è stata un atto sociale! Ha dato origine alla nostra Costituzione. Noi fummo dei ribelli. Ribelli per la giustizia, per la civiltà, per il rispetto reciproco. Ribelli per la libertà, ribelli per amore e onestà. Fummo ribelli per la patria. Noi siamo convinti che si stia costituendo una generazione che dice “Ne valeva la pena!”. Secondo voi ne è valsa la pena, di tanto sangue versato? Secondo me sì, e posso rispondere grazie al vostro entusiasmo, dietro al quale non vedo i professori che vi hanno guidati, ma vedo proprio voi giovani!»
 
Sono le parole appassionate di un novantenne che, dopo aver fronteggiato la morte annullando addirittura sé stesso con identità fittizie e documenti falsi, sta vivendo la sua seconda giovinezza, una fase della vita dedicata ai giovani, alla sensibilizzazione nei confronti di una memoria che non deve mancare mai. Proprio come la sua, che diventa sempre più vivida e sincera ogni giorno che passa.

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Pubblicato il 06 Giugno 2013
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