In Nicaragua il nuovo canale tra Atlantico e Pacifico

Il presidente Daniel Ortega, dopo il voto favorevole dell'Assemblea nazionale, ha firmato un trattato con il cinese Wang Jing, imprenditore nel campo delle telecomunicazioni. Trenta miliardi di euro e dieci anni di lavori per la imponente epoca. Si farà davvero?

Il Nicaragua, entro dieci anni, potrebbe veder realizzato il suo vecchio sogno di un proprio canale interoceanico tra l’Atlantico e il Pacifico. Una via di comunicazione strategica alternativa a Panama per far passare le merci, che altrimenti dovrebbero circumnavigare tutta l’America Latina.

Il canale attuale, dopo lunghe peripezie vide la fine dei lavori nel 1914, anche grazie alla creatività di due architetti italiani. Negli ultimi decenni la grande quantità di traffico ha portato alla decisione di un suo ampliamento, la cui conclusione è prevista per il 2014/2015. “Attualmente – come si legge in un sito specializzato –  questo di Panama è il più grande cantiere del mondo, con le sue due enormi chiuse (Gatun sull’Atlantico a nord e Miraflores sul Pacifico a sud), elementi chiave dell’intero progetto. L’obiettivo di questa gigantesca costruzione è quello di raddoppiare la capacità della via d’acqua più importante del mondo. Attualmente sono circa 14.000 le navi che attraversano ogni anno il Canale di Panama. Dopo il completamento delle nuove chiuse, il Canale vedrà duplicato questo numero e anche l’aumento della capacità da 165 a 300 milioni di tonnellate di materiale. Inoltre il canale, lungo 80 km, potrà essere utilizzato anche dalle navi portacontainer Post Panamax che, lunghe fino a 366 m e larghe 49 m, possono trasportare fino a 14.000 container ognuna. Le due due enormi chiuse sono lunghe rispettivamente circa 1.800 m”.
 
nicaragua canaleDa più parti si ritiene che, malgrado il raddoppio di Panama, l’ipotesi di una seconda via di transito avrebbe un passaggio sufficiente di navi e merci tali da giustificare i grandi investimenti per realizzarla.  
In Nicaragua il dibattito è aperto da secoli, e nei giorni scorsi c’è stata una vera escalation che testimonia la volontà di passare ai fatti. Il presidente Daniel Ortega ha intrapreso una relazione con Wang Jing, amministratore unico della Xinwei, un’azienda di telecomunicazioni cinese che si era recentemente aggiudicata un appalto per la gestione di impianti wi-fi in Nicaragua. Il 13 giugno, con un vero tour de force, l’assemblea nazionale, con un voto a maggioranza dei deputati, ha dato il via libera al progetto per la costruzione de Gran Canal Interoceanico. Già il giorno successivo, Ortega ha firmato un trattato con Wang Jing, titolare anche della HK Nicaragua Canal Development Investment Co, con sede a Hong Kong, e che ora ottiene il diritto di realizzare e sfruttare i proventi del canale per un periodo di 50 anni rinnovabili.
Al momento non si hanno ancora certezze di quale sarà “la ruta”, la pista, del canale. La legge approvata dall’Assemblea Nazionale, ha come allegato un documento di 44 pagine, dove si afferma che il canale avrà due porte, una nei Caraibi del Nicaragua e l’altra nel Pacifico. Inoltre è prevista la costruzione di un gasdotto e di un “canale secco” per far correre una ferrovia da una costa all’altra. Il Nicaragua attualmente non ha un solo metro di rotaia, dopo che Violeta Chamorro, nel 1990, fece smantellare completamente le infrastrutture che collegavano ampie zone del paese. Questo fu uno dei tanti risultati a seguito della sconfitta elettorale del Fronte Sandinista che era salito al potere con una rivoluzione popolare nel luglio del 1979. Subito dopo il paese era stato oggetto di una vera guerra civile alimentata dagli Stati Uniti. Dieci anni di combattimenti avevano impoverito ancora di più il Nicaragua, che con i Sandinisti si era liberato da una delle più feroci dittature latino americane. 
Daniel Ortega, tornato al potere con le elezioni del 2006, ha dovuto far fronte a molti problemi di un paese tra i più poveri al mondo. Ha stretto un’alleanza strategica con il Venezuela di Chavez che gli garantiva il petrolio. Il presidente ha poi cercato ogni possibile accordo per attrarre capitali esteri. Da qui la riapertura di trattative per riprendere il vecchio sogno di un canale interoceanico. Il documento appena approvato per la sua costruzione afferma che la proprietà del progetto è nelle mani di Wang, che darà al paese l’equivalente dell’uno per cento dei proventi all’anno.
Intorno a questo progetto si sta scatenando l’opposizione che definisce Ortega “un traditore della patria”. Ventuno organizzazioni hanno stilato un documento in cui si afferma che “il Nicaragua non è in vendita. Il sogno di utilizzare il nostro privilegio geografico per costruire un canale inter-oceanico è utilizzata dal dittatore Ortega come un mezzo per consolidare il suo potere economico e quello dei suoi discendenti con la più grande frode e furto di proprietà nazionale che questo paese abbia mai visto.I progetti inclusi in questo trattato infame possono essere realizzati solo dal HKND-Group, azienda che viene data questa concessione, o da altre società a cui vende tali diritti. Saranno loro e i suoi investitori che potranno decidere quali proprietà possano essere confiscate, attraverso un processo speciale e accelerato e al solo costo di valore catastale delle proprietà, con impunità davanti alla legge.
In conclusione, stiamo dando in dono le due più importanti risorse strategiche del paese: la nostra posizione geografica, come un istmo situato tra due oceani, e l’acqua potabile del nostro lago e dei fiumi. Questo è un enclave all’interno del nostro territorio nazionale, dove le autorità nicaraguensi future non avranno più alcun potere o giurisdizione”.
L’investimento per la costruzione del Canale sarà di circa 40 miliardi di dollari, quattro volte il prodotto interno lordo del Nicaragua. Nel 2012 il PIL del paese, secondo i dati della Banca Centrale del Nicaragua, era di 10.507,7 milioni. Negli ultimi cinque anni l’economia nicaraguense è cresciuta complessivamente solo del cinque per cento. Il segretario del governo, Paolo Oquist, ha detto nei giorni scorsi che “con l’inizio della costruzione del canale, la crescita del PIL dovrebbe arrivare al 10,8 per cento nel 2014 e al 15 per cento nel 2015. Tutto questo porterebbe a un incremento dell’occupazione per oltre un milione di persone.
“Oltre al vantaggio economico per il paese, l’impatto raggiungerà l’intera regione”, afferma José Luis Leon Manriquez, ricercatore presso il Dipartimento di Politica e Cultura dell’Università UAM in Messico . "Il canale non serve solo al Nicaragua e alla Cina, perché con la saturazione di Panama, è una richiesta di tutto il continente latino americano perché permetterebbe di trasportare l’energia e di abbattere il costo per il trasporto delle nostre materie prime”.
Ronald MacLean-Abaroa, portavoce del Gruppo HKND, il consorzio a cui il governo del Nicaragua ha concesso la concessione per la costruzione del Grand Canal, ha detto che “questo progetto sarà il più importante degli ultimi 100 anni”. Sui tempi della costruzione afferma che “ci vorrà almeno un anno per ottenere i dati definitivi, ma il momento storico sembra essere arrivato ormai, perché questo dipende dal volume degli scambi internazionali, che, come molti hanno detto, fino al 2030 saliranno del 240%, soprattutto tra la costa orientale degli Stati Uniti e l’Asia”. MacLean ha ricordato che “l’espansione del Canale di Panama,  permetterà di migliorare notevolmente la propria infrastruttura e in un decennio sarà a pieno regime, ma le grandi navi non potranno lo stesso passare da lì a differenza di quello che invece prevediamo in Nicaragua dove si potranno trasportare grandi masse minerali, petrolio e gas”.
Forte di queste considerazioni e del possibile sviluppo interno Ortega intende procedere speditamente senza tener conto dell’opposizione. 
Al momento non si hanno reazioni ufficiali da parte del governo degli Stati Uniti. La cosa dipende da due diversi fattori. Il primo è nel carattere privato, almeno per quanto appare finora, dell’intervento di Wang Jing e delle sue aziende. La seconda, più delicata, riguarda l’effettiva possibilità della realizzazione di un progetto così ambizioso. Daniel Ortega e il suo entourage hanno più volte annunciato grandi progetti senza che per questo poi diventassero realtà. All’interno del Nicaragua stavolta però la cosa sta generando grande dibattito ed è sintomatica la discesa in campo pesantemente del quotidiano La Prensa che rappresenta la voce forte dell’opposizione. Gli atti legislativi e il trattato firmato sono di fatto un primo passo molto importante che potrebbe in ogni caso produrre effetti reali sul paese. E non solo positivi.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Giugno 2013
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