Tra Imu e debiti ridotti, Gallarate fa i conti con il 2012

Chiuso il rendiconto, segnato dallo sforamento del patto di stabilità e dai minori trasferimenti. L'assessore Lovazzano parla di "sacrificio dei cittadini" e manovra necessaria, il PdL critico, la Lega parla di "Gallarate malato terminale"

Il bilancio di previsione, come in tutti i Comuni, ancora non c’è: troppe le incertezze sui trasferimenti dallo Stato, troppe le incertezze anche sull’Imu su cui ancora ci si accapiglia a Roma. Rinviato a fine giugno il bilancio 2013, intanto si fanno i conti sull’esercizio 2012, un anno «difficile, caratterizzato da tutte le penalizzazioni derivanti dallo sforamento del Patto di Stabilità», ammette l’assessore al bilancio Alberto Lovazzano, che al pari di alcuni consiglieri ha richiamato più volte «il sacrificio fatto dai cittadini».
Il riferimento primo è al peso dell’Imu
, che a Gallarate ha visto applicate le aliquote massime per “far quadrare i conti”: 20 milioni di euro il gettito Imu in città, pagato da proprietari di casa e aziende, finiti in buona parte allo Stato. Il Comune, di suo, ha “fatto quadrare i conti”: l’avanzo di gestione effettivo «si limita a 115-116mila euro», un avanzo «modesto ma giustificato» proprio dall’anno difficile, ha detto Lovazzano. Nel frattempo l’amministrazione ha difeso il lavoro fatto, ricordando l’opera di ri-verifica della spesa, con tagli alla spesa per 2,3 milioni di euro, pur in gran parte dovuti al cospicuo taglio subìto dai dipendenti comunali (lo sforamento del Patto di Stabilità ha avuto anche l’effetto di bloccare i premi ai dipendenti, creando non poco attrito tra amministrazione e lavoratori). «Abbiamo gestito un bilancio 2012 in misura molto attenta al contenimento della spesa», ha detto ancora Lovazzano, ricordando appunto – sul fronte dell’entrate – l’impatto pesante dell’Imu 2012: «Debbo ringraziare i cittadini che con il loro sacrificio hanno consentito di rimettere in equilibrio la situazione finanziaria del Comune». Sul fronte dell’indebitamento, in due anni il Comune lo ha ridotto di 11 milioni, «avendo ritenuto di non poter più procedere ancora» con l’aumento dei debiti.

Dopo un anno di grande fatica per i cittadini, inevitabile che il bilancio diventasse terreno di scontro tra maggioranza e opposizione (in un’aula dove i cittadini presenti erano davvero pochissimi). «Questo bilancio non lascia speranze per lo sviluppo della città», ha accusato Massimo Bossi per il PdL (al centro nella foto, d’archivio), parlando di «una amministrazione comunale lenta, divisa, inconcludente», battendo molto sul tasto dell’Imu (anche su Facebook e su Twitter il PdL rilancia costantemente l’hashtag #20milionidiimu), sulla mancanza di un ruolo per Amsc «che dovrebbe creare sviluppo per la città, invece non vediamo piani industriali». Sul voto finale (ovviamente contrario) il PdL ha richiamato anche il fatto che «sono state cancellate opere pubbliche strategiche» tra cui anche gli ampliamenti dei cimiteri e il ponte di via Liberazione di Cajello, vero cavallo di battaglia del centrodestra di marca berlusconiana. Su tutto, l’accusa di aver deliberatamente sforato il patto di stabilità e di aver attuato una politica rigida di controllo della spesa "alla tedesca" (la posizione completa del PdL è qui). Sul fronte delle opere pubbliche anche dalle file della maggioranza hanno ribattuto, ricordando la effettiva ridotta capacità di spesa e chiedendo al PdL «con quali soldi avrebbero garantito le opere nel loro programma» in caso di vittoria del centrodestra, ha detto in particolare Piergiorgio Praderio di Città e Vita. Dalle file della maggioranza Aldo Lamberti (passato al gruppo misto, in rottura con il Pd nazionale) ha parlato degli «impegni confermati sia all’Istituto Puccini sia al Maga», realtà culturali importanti della città, mentre Dario Terreni – analizzando il bilancio e le prospettive generali, al pari del collega IdV Edoardo Angotti – ha ringraziato Lovazzano per il lavoro fatto ma ha anche ribadito che si dovrà «intervenire» per rendere meno pesanti le future manovre.

E la Lega? Non gradisce l’impostazione di bilancio, da un lato – spiega Corrado Canziani – «troppo condizionato dal governo centrale», dall’altro molto contratto e pesante: anche la Lega ha auspicato «che nel bilancio preventivo si possano trovare soluzioni di risparmio per la collettività». E se la critica alle incertezze a Roma e al peso della tassazione imposta dal governo centrale è tema che ha unito molti (persino il “tecnico” Lovazzano), Antonio Trecate è andato più pesante attaccando il governo centrale che «continua con l’assistenzialismo e ferma ogni progetto federalista ed evolutivo». Quanto a Gallarate, «è un malato terminale», ha chiuso il leghista. «Le attività produttive si fermano e l’unico movimento che si vede è quello alla fila della mensa dei poveri, tra accattoni prostitute ed extracomunitari». Da registrare infine l’intervento di Quintino Magarò (Orgoglio Gallaratese) che ha fatto invece una proposta orientata a dire il vero, più che al consuntivo, al futuro bilancio di previsione: l’idea di una quota di bilancio da costruire con un sistema partecipativo, «un processo di dialogo e discussione nel quale si realizza una reale apertura dell’Amministrazione ala partecipazione diretta ed effettiva della comunità».

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Pubblicato il 14 Giugno 2013
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