Egregio Direttore,

mi permetto di disturbare Lei e i Suoi lettori per segnalare una episodio a mio avviso increscioso connesso ad una
mia richiesta di intervento al 112 di venerdì sera, relativo alla presenza in centro Varese di una
ragazzina (direi decisamente ancora adolescente) in grave stato di ebbrezza alcolica, dopo averla vista piu’ volte cadere in terra e comportarsi in tale posizione in modo scomposto.
In sintesi, ad una mia seconda chiamata connessa allo spostamento (trascinata da una amica) dal luogo della prima segnalazione, l’addetto passatomi dall’operatrice del 112 mi ha intrattenuto con un lungo pistolotto, in cui, con notevole veemenza, mi ha evidenziato i seguenti concetti:
• l’inopportunità della mia chiamata in quanto di ubriachi al venerdì sera ce ne sono tanti e il problema è casomai di ordine pubblico e non sanitario ( a seguito della mia prima chiamata è stato l’operatore del 112 a indirizzarmi a una struttura sanitaria !!!, mentre avrebbe ben potuto chiamare i lagunari, piuttosto che i City Angels, i Vigili Urbani o la Polizia a cavallo);
• a seguito della mia chiamata una eventuale emergenza medica di un mio parente sarebbe passata
in secondo piano, avendo distolto un mezzo per una cosa inopportuna.
Nell’ascoltare tali stoltaggini, ho perso di vista la ragazza, trascinata via da due amiche e non più ritrovata malgrado la ricerca effettuata con l’equipaggio del mezzo della CRI comunque intervenuto. Il responsabile dell’ AREU – Azienda Regionale Emergenza Urgenza – Lombardia, che ringrazio per l’attenzione, mi ha assicurato che tali affermazioni non sono state rilasciate da una operatrice del 112, ma semmai da un addetto della struttura alla quale sono stato indirizzato.
Come cittadino, ben poco mi importa la casacca dell’operatore telefonico, ma mi disgusta il fatto che, all’indifferenza per certi versi agghiacciante delle centinaia di persone presenti come me in strada al momento dell’accaduto e che hanno ovviamente ritenuto normale che una ragazzina cadesse ripetutamente contorcendosi in modo scomposto, si aggiunga una “raccomandazione” di chi di fatto rappresenta una pubblica istituzione a non interessarsi di situazioni problematiche: eppure, accidenti, stavo parlando di una ragazzina, che metteva a repentaglio comunque la propria e l’altrui incolumità!
Aggiungo all’indifferenza, il terrore delle sue amiche per un eventuale intervento di soccorso, che magari avrebbe potuto invece responsabilizzare la famiglia, che mi auguro sia all’oscuro delle tendenze alcooliche della ragazzina.
Non posso sapere se si tratti di uno che si sente investito di un potere erga omnes senza sapere nulla della situazione reale o se ci si trovi di fronte a un caso di grave sindrome da burnout: nel primo caso, con alle spalle anni da pubblico dipendente a servizio dei cittadini, sindacalista, mi auguro che chi mi ha risposto venga identificato e immediatamente licenziato, nel secondo che venga adeguatamente aiutato e destinato ad altro incarico.
In questa cosiddetta civiltà in cui tutti si lamentano dell’indifferenza per il prossimo, mi appare assurdo che proprio un appello in tale senso venga da un servizio di assistenza pubblica.
Come nota positiva a questa incresciosa e per certi versi umiliante vicenda, evidenzio l’impegno
professionale, cortese e attento del personale dell’ambulanza intervenuta, che ha partecipato con me all’inutile ricerca ella ragazzina nel pagliaio del venerdì sera varesino.
Discutendo di questa vicenda con alcuni amici, è immancabilmente venuto in mente un verso
dell’immortale Dante “Non ragioniam (ti curar) di lor, ma guarda e passa”: personalmente non me la sento di fare mia questa frase che è divenuta un motto negativo e mi auguro che altrettanto sia sempre e ogni giorno di più per la maggioranza degli esseri umani.
Cordialmente
Amerigo Cavalli
La replica del dottor Landriscia, responsabile del servizio di Emergenza Urgenza 118:
«Ringrazio il cittadino per la segnalazione e per le ulteriori indicazioni fornite ai nostri operatori. Mi scuso per le parole che gli sono state rivolte e che non trovano alcuna giustificazione. Per questo abbiamo avviato un’indagine interna. Per noi, il contributo dei cittadini è fondamentale: tutti si devono sentire responsabili di ciò che vedono. Una loro telefonata può salvare una vita. Il nostro compito è intervenire tempestivamente, ma dovrebbe essere un dovere sociale aiutare chi sta soffrendo. Il 118 è il numero a cui rivolgersi in tutti i casi in cui si assiste a un problema di ordine sanitario: l’alcol piuttosto che l’assunzione di sostanze è un problema sanitario perchè le conseguenze possono anche essere gravi, come il coma etilico. Per questo, dunque, voglio ringraziare pubblicamente il cittadino. Poi, è vero, che è in crescita il numero di persone con problemi di alcol o droga. Sta diventando un allarme sociale a cui tutte le istituzioni sono chiamate a dare risposte. Non c’è un momento o un periodo in cui ci sia un picco di segnalazioni: ormai è un fenomeno trasversale che va dalle ore serali e dai momenti di aggregazione giovanili ad altre ore della giornata per fenomeni che si consumano nell’intimità di casa propria. C’è ancora tanto, troppo sommerso e i rischi per la salute sono elevati. I ragazzi pensano che una birra e uno spinello siano innocui, ma non si rendono conto che il cocktail potrebbe rivelarsi deleterio. Proprio per la diffusione incontrollata del fenomeno e per l’estrema leggerezza con cui si vivono certi comportamenti voglio ringraziare questo cittadino e sperare che il suo esempio stimoli ogni persona a essere solidale verso il prossimo».
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