“300.000 docenti precari: il reclutamento va bloccato”
Marco Zocchi, Segretario Provinciale del Partito della Rifondazione Comunista, Federazione di Varese, interviene su concorsi e corsi abilitanti che hanno formato un esercito di precari
Con la chiamata delle maestre della primaria è iniziata la trafila di convocazione e assegnazioni di cattedre della scuola. Prima le immissioni in ruolo e poi le supplenze. Un sistema sempre identico e che reitera il precariato diffuso nella scuola. Marco Zocchi, Segretario Provinciale del Partito della Rifondazione Comunista, Federazione di Varese interviene sull’argomento:
«Ricomincia, come ogni anno, il balletto tragico delle assegnazioni delle supplenze annuali ai docenti precari della scuola italiana. Ed emergono, contestualmente, i primi aggiornamenti sullo status del reclutamento. Il “concorsone” voluto da Profumo durante il governo Monti, e radicalmente contestato nel metodo e nel merito da chiunque conoscesse la scuola, riverserà nel settore quasi 12.000 vincitori di posti a tempo indeterminato; ma, ecco la prevedibilissima novità, solo poco meno della metà avrà una cattedra per il prossimo anno. I restanti ‘dovrebbero’ essere inseriti nell’arco dei prossimi quattro anni, senza alcuna certezza, andando ad affollare la già gigantesca schiera del precariato. A questi bisogna infatti aggiungere altri 12.000 nuovi insegnanti abilitati attraverso i TFA (per altro riconfermati dal Ministro Carrozza) e i quasi 70.000 provenienti dalla sanatoria dei TFA-speciali. Quasi 90.000 nuovi precari che si uniranno ai circa 200.000 già esistenti e non in via di esaurimento, portando il numero (con già l’approssimazione delle sovrapposizioni) alla cifra spaventosa di quasi 300.000.
Senza dimenticare che tra le fila del cosiddetto precariato “storico” è possibile annoverare giovani insegnanti trentenni, pluri-abilitati, già vincitori di concorso o equipollenti, multi-specializzati, aggiornati, con un’ampia esperienza di insegnamento alle spalle.
Ma, cambiando tutto, le scelte relative alla scuola pubblica italiana non cambiano mai: continuare a creare nuovi precari che non vedranno mai una cattedra, alimentando illusioni e frustrazioni; condannare la qualità dell’offerta formativa e la continuità didattica; centellinare le pur necessarie assunzioni in ruolo per abbattere i costi del personale, sfruttando quello precario, sulla pelle di lavoratori e studenti; mantenere strutture universitarie di abilitazione inutili e dispendiose, a vantaggio di pochi (va ricordato che gli ultimi due Ministri sono entrambi rettori universitari); illudere intere generazioni sull’accessibilità al ruolo; aumentare il numero di studenti per classe così da poter tagliare sulle spese di personale e sulle strutture; mantenere la scuola pubblica in una condizione di eterna emergenza, a tutto vantaggio del settore privato.
Come ogni anno, Rifondazione Comunista della Provincia di Varese sarà davanti ai luoghi delle assegnazioni per denunciare questi scempi e per tornare, ancora una volta, a fare le sue proposte.
In un momento di crisi sono proprio la scuola e la ricerca alcuni dei settori sui quali investire risorse economiche per sviluppare conoscenze, criticità, capacità di innovare e crescere come Paese.
Il reclutamento va bloccato fino all’esaurimento delle graduatorie permanenti; è inutile e dannoso continuare ad abilitare nuovi docenti per condannarli, nel migliore dei casi, ad una vita lavorativa di precariato o, nel peggiore e più probabile, alla disoccupazione. Senza contare che una buona parte del precariato è formato da giovani docenti (tra i 30 e i 40 anni), messi ora in contrapposizione feroce con aspiranti docenti ancora più giovani.
Basta proclami elettorali: inutili concorsi-truffa, percorsi di abilitazione profumatamente pagate dai candidati, corsa al risparmio sul personale (colpendo qualità e offerta formativa) e sulle risorse delle scuole, finti riordinamenti degli istituti che servono solo per coprire le macerie.
La scuola pubblica si salva attraverso gli investimenti, la chiarezza, la stabilità, la costruzione di importanti professionalità. E sono le proposte che rivolgiamo, e continueremo a rivolgere, a quei partiti politici, alle associazioni ed ai sindacati che continuano a credere in una scuola pubblica di qualità, laica, libera, accessibile a tutti e indipendente.
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