La lanterna magica di Crepax
L'esposizione “Guido Crepax: ritratto di un artista” è l’omaggio che il Comune di Milano ha voluto tributare al grande artista nel decennale della morte
Negli austeri ambienti del Palazzo Reale di Milano, in un sottofondo musicale dove la delicata voce di Chet Baker si confondeva con il vellutato sax baritono di Gerry Mulligan, si aggiravano provocanti sagome di donne in bianco e nero, colte nella quotidianità della vita milanese o immerse in un’atmosfera erotica coinvolgente. “Guido Crepax: ritratto di un artista”, esposizione aperta tutta l’estate, è l’omaggio che il Comune di Milano ha voluto tributare al grande artista nel decennale della morte e dove si sono potute approfondire l’opera e la personalità dell’ ideatore di “Valentina” nei loro rapporti con la musica, la letteratura, la fotografia e il cinema. Attraversare le dieci sale della mostra è come entrare in una lanterna magica, dove la fantasia si confonde con la realtà; sì, perché Crepax è stato capace di far vivere le sue eroine nel loro ambiente reale e nello svilupparsi concreto della loro vita. È il caso proprio di Valentina, che ha una data di nascita, il 25-12-42, un cognome, Rosselli, una professione, fotografa, e una storia che si dipana in tutte le tappe della vita, dall’infanzia alla maturità. Ma la stessa Valentina, in altri disegni, è calata in incubi che la fanno regredire in mondi primitivi e violenti, espressione grafica degli incubi dell’inconscio. D’altra parte, questa icona di una femminilità nuova nasce nella fantasia dell’autore negli anni ’60, da una contaminazione familiare e culturale: è la fusione tra la moglie Luisa e Louise Brooks, l’attrice ”maledetta” immortalata in “Lulu” di Pabst. Il successo ottenuto nella rivista “Linus” ne fece la primadonna indiscussa dell’immaginario crepaxiano, che pure ha creato altre fascinose, emblematiche figure femminili come “Anita” e “Bianca”, oltre alle figure letterarie ritratte nella rielaborazione a fumetti di “Justine”, dell’ “Histoir d’O” o di “Venere in pelliccia”. Sta di fatto che Valentina è diventata il simbolo dei progetti, i sogni, le pulsioni e le contraddizioni di una donna che doveva fare i conti con la Milano del miracolo economico, con cambiamenti di valori e costumi di dimensione antropologica.
E proprio in questo contesto bisogna collocare la “scoperta” e l’esibizione dell’erotismo, che alcuni hanno interpretato come la proiezione delle fantasie sessuali maschili, altri come l’espressione di desideri e pulsioni femminili a lungo mascherate che la nuova condizione di autonomia della donna consentivano di realizzare. Inoltre, la milanese Valentina Rosselli, che viveva nella Milano della moda e della moda raffinatamente seduttiva, soprattutto quella intima, è diventata un’icona, riproponendo il “feticcio” del reggicalze e del corsetto, anticipando la diffusione del perizoma e riuscendo a sensualizzare persino i collant. Cos’è rimasto del sogno di Valentina? L’eroina di Crepax era nata in un momento di grande sviluppo e di grandi speranze della borghesia italiana con annessi rivoluzionari cambiamenti di costumi, anche sessuali; il sogno di Valentina era quello di conciliare il piacere con il progresso, la “liberazione” sessuale con un’ Italia meno ipocrita e più laica ed europea. Furono sogni o utopie che si scontrarono poi con una realtà ben diversa, ma merito di Crepax e delle sue creature è stato quello di aver dimostrato come il fumetto potesse essere una forma di arte “maggiore”, al pari, ad esempio, di cinema e fotografia, e quello di averci messo, con le sue immagini e le sue storie provocatorie e provocanti, di fronte alla rivelazione di parti del nostro io che non sappiamo o vogliamo scoprire o riconoscere.
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