Il primo dicembre il referendum per Maccagno con Pino e Veddasca

Auditorium stracolmo di cittadini per l'incontro dove si discuteva della fusione. In dieci sul palco, con i tre sindaci anche Raffaele Cattaneo e Alessandro Alfieri

maccagno fusioneSala strapiena con tanta gente in piedi. Oltre due ore di dibattito su positività e problematicità dell’eventuale fusione da cui nascerebbe il nuovo comune: Maccagno con Pino e Veddasca. Decideranno i cittadini il primo dicembre, anche se il referendum sarà solo consultivo.
Sul palco nove relatori e Matteo Inzaghi a moderare. Insieme ai tre sindaci di Maccagno, Pino sulla sponda del lago maggiore e Veddasca, un tecnico, il presidente della comunità montana delle Valli del Verbano, sindaco e vicesindaco di Gravedona e poi due big della politica regionale. Raffaele Cattaneo per il Pdl e Alessandro Alfieri per il Pd hanno accettato di intervenire nella serata di discussione sulla fusione dei comuni del nord del Varesotto. Un’attenzione che, visti i loro ruoli, va oltre la vicinanza geografica.
Le due questioni centrali sono i servizi con la possibilità di non esser soggetti al patto di stabilità fino al 2017 e l’identità territoriale.
L’incontro è stato aperto da Alberto Ceriani. "Ogni anno nella nostra zona abbiamo un calo demografico. Questo si associa a un maggior costo dei nostri servizi. Noi dobbiamo pensare a come sarà tra cinque anni. La fusione permette di avere una migliore gestione generale a partire dai dipendenti. Con il referendum sono i cittadini i titolari del progetto e del processo".
Una testimonianza interessante è stata portata dal sindaco di Gravedona ed uniti, Fiorenzo Bongiasca che ha raccontato l’esperienza della loro fusione. "Una scelta positiva che oggi convince anche chi aveva votato contro".
Adolfo Dellea, sindaco di Veddasca, è preoccupato per il futuro. "Sono orgoglioso di quanto abbiamo fatto in questi anni, ma dobbiamo guardare avanti e la fusione è una scelta che va in una direzione giusta. La nostra popolazione cala e non riusciamo ad arrestare questa situazione".
Mauro Fiorini, sindaco di Pino sulla sponda del lago maggiore, crede che "non c’è ragione di avere paura perché con la fusione i paesi non perderanno la propria identità. Cambierà solo l’entità amministrativa. Tra Pino e Veddasca risparmieremo novantamila euro effettivi".
Marco Magrini, presidente delle Comunità montana delle Valli del Verbano, racconta gli altri vantaggi e risparmi. "L’aggregazione permette di restare fuori dal patto di stabilità per tre anni". Fabio Passera, sindaco di Maccagno, "sono i cittadini che decideranno. La questione che io potrei restare sindaco dopo tre mandati non è il vero punto. Questo processo è stato iniziato dai quattro comuni, poi Tronzano ha deciso di non proseguire il percorso con noi. Se passa la fusione si creerà un territorio straordinario. Dopo Varese questo diventerebbe il comune più grande della provincia con uno straordinario patrimonio come quello del legno. Avremmo delle opportunità incredibili".
Raffaele Cattaneo, presidente del Consiglio regionale della Lombardia, "il referendum si farà il primo di dicembre. Riguarderà 59 comuni per 19 aggregazioni e centomila cittadini. La Regione, malgrado questo sia solo consultivo, terrà conto del voto. Potremmo anche decidere diversamente ma non sarà il caso di questi comuni. Non stiamo decidendo di abbattere campanili e identità delle comunità. Ci sarà un pro sindaco che resterà nel luogo di origine. Quello che cambierà sarà la gestione dei servizi che nel caso della fusione avrà diversi benefici. Dal punto di vista pragmatico la scelta deve tener conto dei vantaggi. La scelta di Maccagno, Pino e Veddasca è quella giusta mentre Tronzano sbaglia".
Alessandro Alfieri, capogruppo del Pd in consiglio regionale, "lo Stato si sta ritirando e noi dobbiamo ragionare su come lavorare con le autonomie locali. Occorre ripensare ai servizi in questa nuova fase. Ci vuole fantasia e una diversa organizzazione".
Dalla sala un vociare anche contrario all’ipotesi della fusione, e applausi a chi ha chiesto di tagliare i costi partendo di più dalla politica e non dalle piccole comunità.
"Io sono di Veddasca – interviene un giovane – e vorrei che il mio comune se la cavasse da solo senza doversi fondere con gli altri".
La questione è molto sentita e la partecipazione lo ha dimostrato con chiarezza. Ora la parola passa ai cittadini che il primo dicembre potranno scegliere cosa preferiscono. Sul piano pragmatico, ma anche di prospettiva, ci sono le posizioni dei tre sindaci, dall’altra il timore di rinunciare a parti della propria identità. Le urne daranno una prima risposta.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 09 Ottobre 2013
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