26per1 costruisce la sua sede: “Sarà una casa per la cultura”
Stanno procedendo i lavori all’interno del capannone che tra qualche mese diventerà la sede dell’associazione giovanile bustocca. Un grande spazio che i ragazzi di 26x1 stanno realizzando a spese proprie
Cemento, mattoni e tanta polvere. Questo è quello che c’è oggi nei 200 metri quadri ma che nel giro di qualche mese diventeranno la "casa" di 26per1. L’associazione bustocca, infatti, dopo 5 anni dalla sua nascita ha finalmente trovato lo spazio che diventerà la sua sede e che «punta a diventare un vero polo di aggregazione culturale, un contenitore per tutti i nostri eventi». A dirlo è il presidente di 26per1, Francesco Tosi, che spiega come «la creazione di una sede è stata da sempre uno dei nostri obiettivi». E così, già dalla sua nascita, il gruppo ha cercato di trovare casa «bussando anche alla porta della politica». La strada pubblica però non è stata per nulla soddisfacente e così è nata l’idea di cercarsi uno spazio privato, trovato finalmente nella primavera scorsa. Ogni mattone, ogni secchio di malta e ogni attrezzatura che verrà acquistata è stata finanziata grazie alle attività che in questi anni sono state organizzate e che hanno creato un piccolo tesoretto. Ma questo non basta. «E così ci siamo autotassati, ognuno per quello che poteva», spiega Francesco. Quello stabile «lo abbiamo scelto, affittato e lo stiamo sistemando tutto a nostre spese. E non è una cosa da poco per giovani lavoratori molto spesso precari», precisa.
E’ da tutta l’estate che stanno andando avanti i lavori e adesso sono in azione anche le imprese edili per suddividere l’area (la cui posizione, per motivi burocratici, non può ancora essere resa nota, ndr). La sede sarà quindi divisa in una zona per i corsi e gli uffici dell’associazione, un’altra per il servizio bar e poi un grande spazio per gli eventi. Sarà proprio questo il cuore della struttura. «Noi vogliamo portare a Busto quello che la città non offre e che dobbiamo andar lontano per trovare», sintetizza il presidente. Quello che è nato «sarà quindi un progetto a lunghissimo termine» che si candida a trasformare il volto della cultura e dell’intrattenimento in città. E così, mentre la Fondazione Blini è paralizzata e i giovani rivendicano sempre più spesso nuovi spazi, un gruppo di ragazzi ha messo mano al portafoglio per costruire il proprio sogno. Perchè alla fine «se non siamo noi i primi ad investire in quello in cui crediamo, in cosa dovremmo farlo?».
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