Emendamento “slot”, la rete non perdona l’errore a Erica D’Adda
La senatrice bustocca fa mea culpa su facebook a nome del Pd per aver votato a favore delle penalizzazioni per regioni e comuni che ostacolano la diffusione delle slot machine ma gli utenti la criticano con forza
Spesso i social network sono impietosi. Questo tipo di strumenti sono sempre più in voga anche tra i parlamentari ed è da piattaforme come facebook che oggi passa il filo diretto tra eletti ed elettori. E’ così che un post pubblicato dalla senatrice bustocca Erica D’Adda si è trasformato in un caso: «L’emendamento che “nascondeva" il passaggio sulle slot macchine è stato una obiettiva stupidata, per nn usare il termine di Fantozzi sulla corazzata potiomkyn!» – in riferimento alla norma inserita nella legge di stabilità che avrebbe penalizzato comuni e regioni che avessero ostacolato, in qualsiasi modo, la diffusione delle tanto temute slot machine. Lo stesso segretario del Pd Matteo Renzi, proprio l’altroieri, l’aveva definita una porcata da cambiare. Non l’avesse mai fatto perchè subito sono fioccati commenti di critica nei suoi confronti e del Pd. Un utente pubblica immediatamente la lista di coloro che hanno votato a favore dell’emendamento a favore e tra i 118 nomi c’è anche quello di Erica D’Adda.
Dopo le parole del segretario, però, anche lei ha fatto un passo indietro e ha pubblicato un mea culpa riferito a tutto il partito. Michele Nigro avverte: «Se, come io spero, si supera il "bicameralismo paritario" sarà una sola Camera ad approvare le leggi e quindi senza doppi e tripli passaggi che permettono di recuperare "strafalcioni"! Due votazioni e poi sarà legge, giusta o sbagliata che sia». Stefano Ciotola commenta: «E’ un argomento importante,che va trattato con la massima cautela.Non si possono commettere passi falsi». La senatrice risponde a Sara Magnoli che chiede cosa succederà ora: «Adesso si rimedia Sara Magnoli anche se è inefficace. Sarà un pezzo di emendamento arrivato nella notte dentro un emendamento complesso. Se non possiamo fidarci dei nostri. Come vedi hanno votato tutti». Qualcuno, dunque, fa notare che i rappresentanti in parlamento sono ben stipendiati proprio per controllare cosa vanno a votare come ad esempio Roberto Caielli, collega di partito della D’Adda, che accende una discussione piuttosto burrascosa: «Cioè al senato si usa votare una legge senza …leggere? non ci posso credere». E la D’Adda prova a rintuzzare le critiche spiegando che l’emendamento è arrivato a notte tarda. Chiudiamo con il commento di Aldo Guenzani che racchiude ciò che, poi alla fine, passa di tutta questa discussione nel sentire comune: « Capisco che lo spazio è minimo per approfondire un argomento così vasto e importante, ma il quadro che ne esce leggendo i commenti precedenti è sconfortante. Si vota a scatola chiusa oppure seguento le indicazioni delle correnti dei partiti? Come si può deliberare una legge simile?».
Per la politica, e il caso della senatrice D’Adda è solo uno dei tanti (vedi caso Catalano, ndr), l’avvento della rete nella comunicazione con gli elettori è certamente un formidabile mezzo per far sapere cosa si fa in Parlamento, ma anche un’arma in più per i cittadini che vogliono esprimere la loro opinione sul lavoro degli eletti.
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