Fusioni, la palla passa al Consiglio Regionale
Solo in 9 dei referendum consultivi regionali ha prevalso la volontà dei cittadini di fondere il proprio comune con gli altri: cosa accadrà adesso?
Una cosa è la legge, l’altra è la politica: funziona così anche per i referendum consultivi votati domenica scorsa nei 58 comuni lombardi, tra cui anche gli otto varesini.
In molti si chiedono cosa accadrà dopo l’esito referendario: 22 su 58 hanno detto “no” alle fusioni. Dei raggruppamenti di comuni al voto – quelli che si esprimevano per fondersi – , solo 9 casi, su 19 hanno visto il prevalere del sì alla fusione.
Il quesito di fondo quindi è: cosa succederà in quelle aggregazioni di comuni dove non tutti i centri hanno votato per il sì? O dove, addirittura, a prevalere è il no sui sì (vedi la situazione in Valcuvia dove su 5 comuni, tre hanno votato voltando le spalle alla fusione)? La risposta è un rompicapo: non per regole fumose, anzi. La norma è sin troppo chiara poiché l’articolo 9 comma 4 del Legge Regionale 15 dicembre 2006 , N. 29 Testo unico delle leggi
regionali in materia di circoscrizioni comunali e provinciali recita: “I risultati del referendum sono valutati sulla base sia del risultato complessivo sia degli esisti distinti per ciascuna parte del territorio diversamente interessata”, che, in termini pratici, però, vuol dire tutto e niente.
Sicuramente questo significa che il “sono valutati”, riferito ai risultati, indica che spetterà al Consiglio Regionale decidere cosa fare: prendere una decisione caso per caso? E se sì, come? Far prevalere il precedente di Gravedona con Uniti, dove nel 2011 i comuni più grandi dell’accorpamento formato da tre centri votarono contro, salvo poi esprimersi nuovamente, ma in consiglio comunale, per far passare la fusione? Oppure prevarrà l’ipotesi della fusione mancata di Ponte di Legno e Temù, che naufragò col voto contrario di quest’ultimo centro (più piccolo) alla fusione?
Le ipotesi sono quindi aperte ma navigano nelle tormentate acque della politica: solo ieri nel corso dell’audizione in commissione Bilancio l’assessore regionale all’Economia, Crescita e Semplificazione Massimo Garavaglia, della Lega Nord ha parlato di 9 fusioni di comuni, sulle 19 in totale, confermando quindi la linea del Carroccio in merito a questo progetto, del resto già anticipata dai colleghi Brianza e Rizzi. Cioè: se anche un solo comune ha votato contro, la fusione non si farà.
Fatto, questo che tuttavia non escluderebbe il formarsi di una maggioranza trasversale costruita proprio sul tema delle fusioni: è già accaduto, per esempio, nel settembre scorso, quando Forza Italia e Pd votarono contro la Lega Nord in Commissione sul progetto di fusione dei comuni di Bigarello con San Giorgio, nel Mantovano.
Il prossimo passo sarà la trattazione dell’argomento nella Seconda Commissione, quella deputata agli Affari Istituzionali, le cui sedute non sono ancora state calendarizzate, anche se c’è da fare presto perché i passaggi per attuare le fusioni (commissario prefettizio, nuovi statuti, ecc) dovranno avvenire prima delle elezioni europee, la prossima primavera.
Una volta esperito il passaggio, la decisione verrà presa dal vero sovrano della faccenda, il Consiglio Regionale.
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