Contratti di solidarietà e produzione svedese riportano in Whirlpool 300 lavoratori
L'accordo raggiunto tra i sindacati dei metalmeccanici Fiom, Fim e Uilm, e i vertici della multinazionale del bianco permetterà di riassorbire i lavoratori del side by side. Il sindacato: «La chiusura dello stabilimento in Svezia deve aprire una riflessione sulla crisi del settore degli elettrodomestici»
I sindacati dei metalmeccanici, Fim Cisl, Fiom e Uilm, hanno incontrato i vertici di Whirlpool e siglato l’accordo sui contratti di solidarietà che permetterà a circa 300 lavoratori, messi in mobilità dopo la chiusura del reparto del side by side (il frigorifero a doppia porta), di rientrare in azienda.
Sulla questione del trasferimento della produzione svedese dello stabilimento di Norrkoeping, che attualmente occupa 323 lavoratori, all’impianto di Cassinetta di Biandronno, il sindacato mantiene un atteggiamento cauto, rivivendo forse gli stessi sentimenti contrastanti provati al momento della chiusura dello stabilimento di Trento. «È senz’altro positivo in un’ottica locale perchè qui ci sono tutte le condizioni per investire, grazie anche all’accordo che abbiamo firmato sulla competitività- sottolinea Mario Ballante segretario della Fim Cisl- . Il problema vero è fare una valutazione complessiva del comparto dell’elettrodomestico in Europa che, come dimostrano i casi Indesit ed Electrolux, continua a soffrire molto. Quindi il trasferimento e il mantenimento della produzione nel sito di Cassinetta di Biandronno deve essere ben motivato. C’è dunque in questa notizia una contraddizione tra il livello locale e quello più generale europeo. Speriamo che certe tegole non ci cadano in testa a noi soprattutto in un momento di difficoltà dell’economia come quello che stiamo attraversando. Sul piano occupazionale è senz’altro positivo visto che devono essere riassorbiti i lavoratori del side by side».
Secondo Stefania Filetti, segretario provinciale della Fiom-Cgil, l’accordo sui contratti di solidarietà è salutare e importantissimo per evitare altri esuberi in futuro. «Considerati i volumi e gli ordini in entrata – dice il segretario della Fiom Cgil – non saranno sufficienti per coprire tutta la forza lavoro presente in Whirlpool».Sulla chiusura dello stabilimento svedese, Filetti invita a una riflessione più ampia: «Non dobbiamo avere una visione miope. Il fatto che arrivi del lavoro è positivo, ma il nostro dovere è avere una visione globale, perché il settore dell’elettrodomestico è in crisi, come conferma la stessa Whirlpool che chiude in Svezia. Adesso il sindacato svedese deve fare quello che abbiamo fatto noi quando ha chiuso Trento. Proprio in questi giorni le organizzazioni sindacali ratificheranno con il ministero l’accordo di cassa integrazione straordinaria per due anni e il piano di reindustrializzazione dell’area e riqualificazione dei lavoratori».
Il sindacato è convinto che, tra le ragioni che hanno influenzato la scelta di Whirlpool, abbia pesato anche una tradizione nel settore tutta varesina e la presenza di un indotto qualificato e professionale, difficilmente replicabile in altre regioni d’Europa. «La storia di questa fabbrica è talmente importante, che ne beneficiamo ancora nel 2014 – sottolinea il segretario della Fiom -. Inoltre, l’indotto, seppur in grande sofferenza, è di ottimo livello. Insomma, sono fattori che in qualche modo possono attrarre nuovi investitori. E forse quanto sta avvenendo sconfessa uno dei luoghi comuni più abusati sul sistema italiano: il costo del lavoro troppo alto, se così fosse perché riportare quella produzione a Varese?».
Dal punto di vista sindacale questa storica presenza ha avuto un ruolo importante sia nella contrattazione aziendale che in quella nazionale. «La concertazione qui ha sempre funzionato – spiega Filetti – perché la controparte rispetta le posizioni del sindacato con i tempi giusti e senza imposizioni. In tutto questo percorso i lavoratori sono partecipi e il loro parere è sempre fondamentale in ogni decisione».
«Sicuramente è una notizia positiva – conclude Antonio Scozzafava segretario provinciale della Uilm – perché dopo anni in cui abbiamo assistito a delocalizzazioni continue, c’è un’azienda importante che riporta in Italia il lavoro. Questo significa che il nostro territorio è ancora attrattivo per gli investimenti stranieri tra l’altro in un settore, quello degli elettrodomestici, che è in grande difficoltà. Un altro aspetto positivo è che per una volta non si fanno solo considerazioni di minore e maggior costo del lavoro, ma di capacità e professionalità. Questo dimostra che le multinazionali non razionalizzano mai al peggio».
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