Elicotteri all’India, Haschke nega tangenti

Il superteste del processo per la presunta corruzione internazionale per avere la commessa da 560 milioni di euro nega che siano mai arrivati soldi al maresciallo Tyagi e ribadisce che i 28 milioni "erano dovuti"

«Il maresciallo Sashi Tyagi, per quanto ne so, non ha mai intascato soldi dall’affare degli elicotteri Agusta Westland, io ero in affari con i cugini attraverso la Interstellar, la cassaforte degli utili della Ids Tunisia». Guido Haschke è stato ancora protagonista come testimone, quest’oggi 9 gennaio, in aula nell’ambito del processo a Giuseppe Orsi (ex amministratore delegato di Agusta Westland) e al suo braccio destro Bruno Spagnolini, imputati di corruzione internazionale nell’ambito della gara per l’aggiudicazione della commessa da 12 elicotteri per il trasporto dell’elite politica indiana, ottenuta nel 2010, dopo aver battuto la concorrenza di Sikorsky. 

Il faccendiere italo-americano, indagato in un procedimento connesso, ha negato che siano state pagate tangenti per l’ottenimento dell’appalto da parte del governo di Nuova Delhi nel corso dell’esame da parte del difensore di Orsi, Ennio Amodio: «Noi abbiamo effettuato dei lavori che sono documentati, uno di questi è stato quello di trasferire tutti i progetti del modello Aw 129 ai turchi che dovevano costruirlo – ha spiegato – e avevamo anche nuovi contratti in vista con società internazionali, se non fosse successo tutto questo», ha detto riferendosi all’indagine sulla presunta corruzione e al processo. Amodio si è anche soffermato sul famoso biglietto in cui l’altro consulente (considerato l’uomo di fiducia di Orsi, ndr) Christian Mitchel aveva appuntato le spese da sostenere per "oliare i meccanismi": «Secondo me Mitchel è un millantatore – ha ripetuto Haschke – e quella lista non sta nè in cielo nè in terra anche perchè vantava conoscenza nella politica indiana che, in realtà, non aveva». 

Eppure è proprio quel biglietto con quelle sigle e i numeri a fianco, ad attirare l’attenzione della politica e dei media indiani in una fase di campagna elettorale delicatissima. Le sigle Bur e Pol fanno pensare che – per vincere la gara e ottenere la commessa – siano state pagate tangenti cospicue a politici e burocrati: «Dovete chiederlo a Mitchel – ha risposto ancora Haschke – solo lui può dirvi a quali politici e a quali funzionari si riferisse. Io parlo per la mia parte e assicuro che dei soldi pagati da Agusta Westland alla mia società, nemmeno un centesimo è andato in tangenti». Amodio chiede conto anche dei 12 milioni che – secondo quanto ipotizzato da Zampini (Ad di Ansaldo) ad Haschke – sarebbero serviti a Orsi per "ringraziare" la Lega Nord che l’avrebbe portato alla presidenza di Finmeccanica: «E’ un’ipotesi che Zampini mi rivelò quando io mi recai da lui per lamentarmi del fatto che Orsi aveva bloccato i pagamenti da parte di Agusta Westland a Ids».

La linea del legale di Orsi, comunque, è quella di portare alla luce il fatto che non sia mai stata pagata una tangente a chicchessia e che quei 28 milioni di euro passati da Agusta alla società di Haschke, Gerosa e i fratelli Tyagi fossero dovuti per prestazioni che la stessa Ids ha fornito alla società elicotteristica italiana.

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Pubblicato il 09 Gennaio 2014
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