Morte Giuseppe Uva, la procura chiede l’archiviazione

La procura non ha ravvisato elementi per chiedere il rinvio a giudizio di poliziotti e carabinieri. Prima di natale era stato anche interrogato l'amico della vittima che quella notte era in caserma

La procura di Varese ha chiesto l’archiviazione dell’indagine sui carabinieri e i poliziotti che trattennero Giuseppe Uva in caserma, la notte del 14 giugno del 2008. I pm Agostino Abate e Sara Arduini hanno inviato, questa mattina, agli avvocati delle persone coinvolte e delle parti civili l’avviso che notifica la richiesta. I magistrati confermano dunque il loro punto di vista sulla vicenda, e cioè che non vi siano elementi per stabilire un collegamento tra quanto accadde in caserma e la morte dell’uomo, avvenuta alle 11 e 10 di quella mattina in ospedale, circa 8 ore dopo il fermo o presunto tale (avvenuto alle 3 di notte).

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L’inchiesta vedeva come indagati i rappresentanti delle forze dell’ordine, per il reato di lesioni. I pm, già una prima volta, nei mesi scorsi, avevano chiesto l’archiviazione della loro posizione, ma le parti civili si erano opposte, e il gip Giuseppe Battarino aveva disposto una nuova integrazione di indagine, fissando nel 31 dicembre i termini. Durante questa finestra di ulteriori indagini i pm hanno ascoltato, per la prima volta, sette persone tra carabinieri e poliziotti presenti in caserma quella notte, e anche Alberto Bigioggero, l’amico che fu fermato insieme a Uva e che telefonò al 118 affermando che in una stanza attigua sentiva delle urla. La telefonata di Bigioggero è uno degli elementi che viene ricordato spesso: l’audio originale con la frase «stanno massacrando un ragazzo» è stato mandato in onda più volte da varie trasmissioni televisive che si sono occupate della vicenda e ha creato nell’opinione pubblica un certo sgomento.
In realtà, i magistrati hanno sempre ritenuto la testimonianza di Bigioggero poco influente, se è vero che non lo hanno mai interrogato prima, limitandosi ad acquisire un suo memoriale, poiché il ragazzo non era materialmente presente nella stessa stanza dove Uva era stato portato. Questa teoria, tuttavia, è stata sempre contestata da Lucia Uva, la sorella di Giuseppe che in questi anni ha attaccato la procura coinvolgendo nella sua lotta anche diversi parlamentari che ormai seguono passo passo tutto ciò che accade in tribunale a Varese.
 

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Pubblicato il 13 Gennaio 2014
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