Smog: ecco che aria tira in Lombardia

Brescia "maglia grigia" in Regione, Varese non male: soglia superata per 42 giorni. Legambiente: "In dieci anni concentrazioni di polveri atmosferiche scese del 25% nelle città. Ma siamo sempre fuori dai parametri europei"

smog fotoBrescia: 88 giorni fuori dai limiti per quanto riguarda lo smog, Varese "solo" 42 giorni; meglio, ma ancora lontani dai parametri europei che indicano in 35 giorni il limite massimo annuale oltre il quale lo sforamento dei parametri da inquinamento può dirsi accettabile.
E’ la "Leonessa", quindi, che si conferma vincitrice del concorso regionale ‘la più grigia sei tu’
, distanziando nettamente le altre due concorrenti, Monza e Milano, nella competizione tra capoluoghi di provincia nella classifica di Legambiente, impiegando dati Arpa Lombardia, sulla qualità dell’aria nelle città lombarde. A fare la differenza sono soprattutto i dati medi di concentrazione di polveri sottili, che vedono Brescia unica città lombarda, nel 2013, a sforare il parametro europeo di ‘tolleranza’ per l’inquinamento da pm10.
Meno significativi, per stilare una classifica, i dati dei giorni di sforamento della concentrazione  limite di 50 microgrammi/mc, a causa di periodi di non funzionamento delle centraline che pesano tanto sul dato bresciano quanto su quello brianzolo, ma che pongono tutti e tre i capoluoghi nettamente al di fuori della franchigia europea (max 35 giorni oltre il limite).
All’origine dell’aria malsana di questi tre capoluoghi c’è soprattutto l’elevatissima densità di traffico
su strade urbane ma anche sulle autostrade che le lambiscono. Indubbiamente concorre anche il
riscaldamento domestico, ma non è questa fonte a fare la differenza (si tenga conto ad esempio che
Brescia è una città interamente teleriscaldata). Dunque per i tre capoluoghi i tempi restano duri e
potrebbero esserlo anche di più in futuro, dal momento che le nuove autostrade regionali in
costruzione (BreBeMi, TEEM e Pedemontana) produrranno nuovi flussi di traffico
concentrati proprio a ridosso di questi tre nodi urbani.
Resta chiarissimo che la lotta allo smog in Pianura Padana si combatte sul fronte della mobilità  delle persone e delle merci – dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia – la vera specificità del bacino padano rispetto ad altre regioni europee non è la sua orografia, ma l’altissimo livello di motorizzazione per la mobilità privata e il trasporto commerciale, visto il ruolo ormai marginale del trasporto ferroviario per le merci. Finchè gli investimenti regionali
privilegeranno le autostrade, la smart mobility potrà svilupparsi tutt’al più in qualche grande centro
storico, e di conseguenza sarà l’inquinamento a spadroneggiare”. Legambiente in particolare auspica che la Regione si doti finalmente di un piano della mobilità e della logistica (l’ultimo approvato risale a ben 32 anni fa!) che abbia ambizione di governo dei processi e dia priorità agli investimenti in mobilità pubblica e ciclabile, prendendo atto che la Lombardia già dispone di una rete autostradale perfino eccedente rispetto ai fabbisogni.tabella arpa lombardia smog
Questi dati si collocano in un contesto, tutto sommato positivo, di riduzione dell’inquinamento
registrato dalle centraline urbane, che però risulta legato fortemente ad un andamento meteo molto
sfavorevole all’accumulo di inquinanti: basti pensare che a Milano si sono registrate 157 giornate  di pioggia, ben distribuite in tutti i 12 mesi del 2013, con una precipitazione annua superiore del
35% alla media storica di questa città. Un dato anomalo, che ben difficilmente si riproporrà in
futuro. Ma nonostante questo ‘aiutino’ meteo, tutte le città restano ‘fuori legge’ per quanto
riguarda i giorni di superamento della ‘soglia critica’ rappresentata dalla concentrazione di 50
microgrammi/mc: a Milano è successo per ben 90 giorni, contro i 35 tollerati. Segno evidente che le azioni di ‘emergenza’, nonostante le polemiche, devono continuare ad essere previste ed attuate con tempestività (e non settimane dopo l’inizio del periodo critico, come prevede il protocollo peraltro inattuato della Provincia di Milano), considerato che gli strumenti della previsione meteorologica oggi sono sufficientemente raffinati da poter essere applicati anche in anticipo rispetto all’inizio del periodo di emergenza smog. Occorre infatti considerare che la concentrazione di 50 microgrammi/mc rappresenta un livello di inquinamento che produce già pesanti effetti sulla salute umana, e anche quest’anno abbiamo raggiunto livelli di inquinamento doppi o perfino tripli, senza che le autorità abbiano assunto alcun provvedimento!
Per quanto riguarda gli altri 9 capoluoghi lombardi, non ci sono sorprese nel gruppo degli
inseguitori: le città padane hanno tutte parametri mediamente elevati, mentre come di consueto sono
le città alpine e prealpine quelle che se la passano un po’ meglio, anche se nessuna rientra
pienamente nei parametri della ‘franchigia’ di giorni di superamento, a cui si avvicina solo Lecco
(37 giornate)
Il 2013 è stato dunque un anno di ordinario inquinamento, ma l’andamento meteo ha concesso
lunghi periodi di tregua, e il dato consuntivo annuale risulta il più basso di sempre, almeno da
quando il parametro viene monitorato dalle centraline: non possiamo certo ringraziare le istituzioni
per questo, ma almeno ci siamo concessi qualche giorno in più di aria pulita.
Innegabile è invece la tendenza progressiva, e assai significativa, alla riduzione dello smog, che
nell’ultimo decennio ha visto sparire dall’aria dei lombardi il 25% delle polveri sottili: nel triennio
2002-2005 la concentrazione media di polveri sottili era di 48 microgrammi/mc nell’aria di città,
valore sceso a 36 nel triennio 2011-2013: un miglioramento legato soprattutto alla sostituzione del
parco auto circolante e dell’alimentazione di molte caldaie, con un aiuto involontario dalla crisi
economica, per i suoi effetti depressivi sull’attività industriale e sulla mobilità delle persone e delle
merci. Un miglioramento rilevante, dunque, ma assolutamente insufficiente a collocare i lombardi
in ‘area di sicurezza’ rispetto agli effetti nefasti dello smog sulla salute, ormai accertati da corposi
dossier di ricerca medica e statistica.
“Rispetto al passato, non esistono più dubbi sul rapporto tra inquinamento e salute. I dati
epidemiologici possono essere consultati da chiunque, lo smog resta una delle principali fonti di
disturbi respiratori anche gravi. Non possiamo aspettare altri decenni prima di uscire definitivamente dall’emergenza”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Gennaio 2014
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