Violenza sessuale all’aeroporto, condannato l’allenatore
Tre anni all'ex-cocach di football americano Maurizio Vismara che, abusò di un suo giocatore durante un "rito di iniziazione" avvenuto all'interno dell'area giochi di Malpensa, prima di una trasferta
Si è concluso con la sola condanna in primo grado a tre anni dell’allenatore (il pm Zappatini ne aveva chiesti 4, ndr), il processo per violenza sessuale di gruppo a carico di Maurizio Vismara, ex-coach della squadra di football americano Seamen Milano, e con l’assoluzione di Valerio Zannotti (allenatore in seconda), Walter Petronaci e Filippo Turrin (compagni di squadra della vittima), chiamati in correità sulla vicenda avvenuta all’interno dell’area giochi dell’aeroporto di Malpensa il 13 novembre 2011. Il capo d’imputazione è stato modificato da violenza sessuale di gruppo su minore a violenza sessuale su minore. La corte presieduta dal giudice Adet Toni Novik (Luisa Bovitutti e Piera Bossi a latere) ha condannato il Vismara al pagamento di 50 mila euro di provvisionale alla famiglia e al pagamento delle spese processuali e di custodia cautelare, infine all’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici.
La vicenda destò molto scalpore e ha scoperchiato un sottobosco inimmaginabile fatto di violenze e torture che in aula sono stati definiti riti di battesimo dagli stessi protagonisti, i compagni di squadra della vittima. Proprio durante uno di questi "rituali" è avvenuta quella che i giudici della sezione penale di Busto Arsizio hanno hanno confermato essere una violenza sessuale su un ragazzino di 16 anni. Tutto è avvenuto in pochi minuti, prima della partenza dall’aeroporto con un volo per Cagliari dell’intera squadra. La giovane vittima ha sostenuto di essere stata penetrata nell’ano dal suo stesso allenatore, Maurizio Vismara, mentre altri avrebbero filmato il tutto per poi postare le immagini sul gruppo facebook dei Seamen. Di quel filmato si è persa ogni traccia e dal popolare social network era stato rimosso prima che gli inquirenti potessero entrarne in possesso. Il giovane è stato prima fatto spogliare (nella zona pelvica, ndr) e poi sdraiare su un gioco di quelli a gettoni, presenti nell’area giochi dello scalo varesotto. A quel punto l’allenatore ha chiesto un preservativo che si è infilato sulle dita per poi avvicinarle nell’ano del ragazzo. La penetrazione – come hanno sottolineato le difese – non è provata ma percepita dal ragazzo che lo ha anche raccontato in aula.
Durante il processo sono stati sentiti i compagni di squadra della vittima, alcuni genitori, i vertici amministrativi della società. Ne è uscito un quadro poco edificante, in particolare del Vismara che nel frattempo ha rimediato una condanna definitiva per una violenza sessuale ai danni di una ragazzina di tredici anni, avvenuta qualche anno prima. L’allenatore, che aveva molto potere sulle giovani menti dei ragazzi, li aveva plasmati a suo piacimento facendoli diventare forti sul campo ma anche scorretti nei confronti degli avversari e violenti nei rituali che, spesso, i giovani praticavano tra di loro anche in assenza dello stesso coach. Particolarmente impressionanti i racconti delle violenze perpetrate che – secondo il metodo Vismara – sarebbero serviti a cementare il gruppo e a renderlo più forte. Alla lettura della sentenza erano presenti sia i figli dell’allenatore (entrambi giocatori di football americano, ndr) ma anche un nutrito gruppo di ragazzi da lui allenati in passato.
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