Cimberio da “cucchiaio di legno”, perso un altro derby
Il bilancio stagionale con Cantù e Milano parla di zero vittorie e quattro sconfitte. Al "Pianella" i biancorossi senza Johnson durano meno di due quarti, poi si arrendono alla Vitasnella (84-68)
Dal nostro inviato – Anche una delle ultime ancore di salvataggio per la disgraziata stagione della Cimberio non viene calata. Varese perde nettamente il derby esterno con Cantù, conquista una sorta di “cucchiaio di legno” nelle sfide contro le altre due storiche piazze lombarde e perde forse in via definitiva il treno playoff, comunque ben difficile da raggiungere. Al “Pianella” dura meno di 20′ la resistenza attiva dei biancorossi che, già menomati per l’assenza (definitiva) di Clark, non hanno potuto nemmeno contare su Linton Johnson. Il pivot, che si era allenato poco, lamenta una caviglia fuori posto e alla fine non ha potuto disputare il derby, riducendo ancor più le rotazioni a Bizzozi e favorendo l’impatto in area dei lunghi di casa.
Al di là di questo però, la Cimberio ha pagato a caro prezzo una serata storta anche nell’unica arma residua, il tiro pesante, forse l’unico modo per stare in partita. Nell’arco della gara infatti Varese non è riuscita ad aggiustare la mira (7/25, il 28%) come invece è successo alla squadra di Sacripanti, che dopo un avvio da mani fredde si è scatenata. Aradori su tutti, ma anche Ragland e Uter hanno spaccato il match fin dal rientro dopo l’intervallo. Da lì, a tratti è stata una grandinata senza ombrello per i ragazzi di Bizzozi. Molto male, sul fronte ospite, Polonara e De Nicolao che si contendono la palma del peggiore in campo. Archiviato il derby, all’orizzonte si profila un finale di stagione senza più mete; radio mercato dice che la società sta sondando un giovane play Usa, Terrell Stoglin, ora in Polonia dopo l’addio all’Ucraina a causa della situazione politica. Per lui potrebbe arrivare un’offerta anche per la prossima stagione, sempre che si decida di proseguire con questo assetto con sette stranieri.
COLPO D’OCCHIO – Passano gli anni, variano le ambizioni, ma il derby rimane un must per chi tifa Cantù e Varese: il vecchio Pianella (per una volta non fa neppure tanto freddo) è ancora pienissimo, con la bolgia biancoblu pronta a sbranare gli ospiti e lo spicchio di fede biancorossa che risponde per le rime, dopo un ingresso un po’ turbolento. L’unico momento "bipartisan" riguarda le proteste contro l’elezione di Minucci alla guida di Legabasket.
PALLA A DUE – Purtroppo non era pretattica quella di Bizzozi alla vigilia: Linton Johnson infatti non può essere della partita e lascia il posto in quintetto a Scekic. Regia come ovvio a De Nicolao, rimasto il solo play in organico. Anche Cantù ha Aradori con una caviglia fuori posto e per questo Sacripanti mette Abbass nel quintetto (in ala) spostando Jenkins in guardia. Il pivot titolare è Cusin.
LA PARTITA – L’avvio della Cimberio è interessante: Banks infila una tripla e il primissimo parziale dice 2-7 per gli ospiti che poi fanno leva su un Scekic straordinario. L’ex di turno chiude il primo periodo con 8 punti e 7 rimbalzi in 8′ giocati. Sarà un caso, ma quando il serbo si siede arriva – in extremis sulla prima sirena – il sorpasso Vitasnella (15-14).
Nel secondo periodo però iniziano ad aprirsi quelle crepe nella Cimberio che più avanti diventeranno crateri: Varese costruisce buoni tiri ma li sbaglia sistematicamente e così la Vitasnella – che pure non brilla per costanza – riesce a guadagnare qualche punto di margine che la porta negli spogliatoi in vantaggio 35-26, con poderosa schiacciata di Uter sulla sirena.
La partita però si decide dopo la pausa lunga: Cantù rientra sul parquet con grande carica agonistica e in pochi minuti si mangia la Cimberio. Cinque punti di Jenkins (schiacciata e tripla), bomba di Leunen: è il segnale chiesto da Sacripanti cui Varese non riesce a reagire neppure dopo il timeout di Bizzozi e solo toccato il -20 riallaccia i fili della corrente. Ere è l’unico a trovare qualche spunto ma è poca roba: il tabellone, impietoso segnala 53-35 al 28′, punteggio e tempo che da soli spiegano tutto. E alla terza sirena non va meglio, se non per un piccolo risveglio offensivo biancorosso (63-43).
IL FINALE – L’ultimo quarto serve a poco, e per una volta la squadra in vantaggio non si augura di arrivare in fretta alla conclusione. Il contrario per i tifosi di Varese, che hanno capito di non poter più sperare in un successo. Il dominio di Aradori sul match è sempre più netto, il divario continua a galleggiare attorno ai 20 di distacco nonostante i canestri di Ere e di Banks che dopo un tecnico prova a risollevare il tabellino personale. Ma per quello complessivo non c’è nulla da fare: la sirena arriva sull’84-68 senza più battaglia per un derby che è lo specchio di una stagione.
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