Rubano dai bancomat di New York, ma i soldi tornano in Italia

La Guardia di Finanza ha scoperto spedizioni non autorizzate di dollari. Le indagini hanno portato a scoprire una banda che operava sulle due sponde dell'oceano

Un arrestato ed altre cinque persone denunciate sono il bilancio di una complessa operazione, eseguita dalla Guardia di Finanza di Malpensa, ed innescata da alcuni sequestri di valuta, proveniente dagli Stati Uniti. L’operazione è nata dagli ordinari controlli dei militari della Guardia di Finanza e dai funzionari della Dogana di Malpensa, per la prevenzione e repressione dei traffici illeciti in generale: ad insospettire i finanzieri sono stati in particolare quattro pacchi postali provenienti da New York, contenenti risme di carta, il cui costo di spedizione era significativamente superiore al valore che la stessa merce ha in Italia. Il controllo dei pacchi consentiva di rinvenire circa 50.000 dollari USA, occultati tra fogli di carta speciale, costituita in parte da fibra di cotone, per farli risultare invisibili ai controlli radiogeni delle merci (i dollari americani sono costituiti al 75% da fibra di cotone e al 25% da fibre di lino). Alcuni particolari hanno indotto i finanzieri a ritenere che non si trattasse di un banale tentativo di trasferimento internazionale di denaro contante: le spedizioni, pure se recavano nominativi di mittenti e destinatari formalmente diversi (seppur simili), erano di fatto riconducibili ad un’unica operazione effettuata tra due persone, presumibilmente di nazionalità rumena, che avevano utilizzato dati personali fittizi. Per di più i pacchi erano tutti indirizzati a vari uffici postali di Torino che offrono un servizio di domiciliazione della corrispondenza. Inoltre, cosa più importante, il denaro era costituito esclusivamente da banconote da 20 dollari, vale a dire l’unico taglio emesso dai bancomat statunitensi (solo recentemente sono stati installati sportelli che erogano banconote di taglio inferiore). Alla luce di quanto emerso, è stata attivata la Procura della Repubblica di Busto Arsizio, che ha avviato le indagini finalizzate ad individuare la reale origine del denaro e l’effettivo destinatario. E i militari del Gruppo Malpensa hanno trovato nei giorni seguenti la conferma a quanto avevano inizialmente ipotizzato: si trattava di un’organizzazione dedita alla clonazione di carte di credito che operava secondo uno schema ben collaudato: F.G., che si spostava in varie città italiane sotto false identità, reperiva all’estero i sofisticati dispositivi elettronici per la clonazione delle carte e dei codici di sicurezza (i cosiddetti “skimmer”, integrati con impianto di alimentazione, raccolta dati e microcamera). Successivamente li spediva ad un complice di New York, il quale li distribuiva ai cashing crew, ossia i soggetti incaricati di “razziare” i bancomat. Il provento dell’attività illecita veniva poi rispedito in Italia. Il responsabile è stato arrestato in flagranza mentre si apprestava a spedire l’ennesima fornitura di skimmers (celati all’interno di un contenitore per hard disk, insieme ad altro materiale elettrico, al fine di eludere i controlli radiogeni) da una delle agenzie di spedizione alle quali aveva rilasciato documenti falsi. Nulla era lasciato al caso: all’interno del pacco erano persino contenuti tre rotoli di nastro biadesivo, da utilizzare per applicare sulle tastiere degli sportelli i pannelli artefatti contenenti le microcamere spia, così da poter ingannare centinaia di ignari utenti newyorkesi che, senza nulla sospettare, avrebbero digitato i codici PIN delle proprie carte. Gli accertamenti effettuati presso vari uffici postali di Torino, consentivano di accertare che, nei soli ultimi due anni, F.G. aveva ricevuto, utilizzando decine di nomi falsi, 52 ulteriori spedizioni, analoghe (per descrizione, peso e origine) a quelle sequestrate e contenenti il denaro, facendo pertanto presumere un flusso di almeno un milione di dollari. Le successive indagini hanno così portato alla denuncia di altri due giovani cittadini rumeni, anch’essi operanti a Torino, in capo ai quali risultavano già numerosi precedenti per clonazione di carte di credito e possesso di dispositivi diretti ad alterare il funzionamento di sistemi telematici, e di altri tre romeni residenti a Desio, dediti alla medesima attività. Da quanto appreso nel corso delle indagini la banda avrebbe avuto come bersaglio preferito i dispositivi bancomat installati presso i distributori di benzina, non sempre muniti di efficienti sistemi di videosorveglianza, ben consci del fatto che gli automobilisti che fanno rifornimento, solitamente effettuano le operazioni di pagamento elettronico senza prestare la stessa attenzione che magari hanno in occasione dei prelievi di contante agli sportelli automatici delle banche. Sono tutt’ora in corso le indagini per individuare altri membri dell’organizzazione, anche attraverso i canali di coordinamento internazionale con le autorità estere.

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Pubblicato il 23 Aprile 2014
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