Cassa in deroga in scadenza: 35 mila lavoratori e 7mila imprese a rischio
L'incontro di lunedì in Regione con le parti sociali si è concluso con un ulteriore rinvio. Il sindacato lancia l'allarme: mancano solo due settimane. Petteni (Cisl): «Il Governo dia risposte concrete, occorre una proroga almeno fino a fine anno»
A due settimane dalla scadenza del 30 giugno, termine di durata dell’attuale accordo regionale, nulla è ancora deciso per garantire per i prossimi mesi la prosecuzione degli ammortizzatori in deroga in Lombardia. Sono oltre 7 mila le imprese che attualmente ricorrono alla cassa integrazione in deroga in Lombardia, per un totale di oltre 35mila lavoratori coinvolti.
L’incontro di lunedì in Regione con le parti sociali si è concluso con un ulteriore rinvio ai prossimi giorni. Il ministero del Lavoro, infatti, non ha ancora chiarito le condizioni con le quali è possibile procedere ai rinnovi degli accordi regionali, visto anche l’imminente pubblicazione di un decreto che rivede le condizioni di accesso alla deroga.
«La situazione è diventata insostenibile, ancora una volta dobbiamo lanciare l’allarme sulla cassa in deroga. Non è più tollerabile che si arrivi sempre all’ultimo momento, generando insicurezza crescente su migliaia di imprese e di lavoratori che purtroppo hanno ancora bisogno di questo sostegno – afferma Gigi Petteni (foto sopra), segretario generale Cisl Lombardia -. In attesa della riforma degli ammortizzatori prevista dal Jobs Act, a cui vogliamo partecipare positivamente, è indispensabile che il governo garantisca l’uso della deroga».
«Al ministro Poletti diciamo con chiarezza – prosegue Petteni – che siamo disponibili a criteri di utilizzo più selettivi (peraltro nessuna impresa in Lombardia può accedere alla cassa per oltre 18 mesi), ma non accetteremo un decreto con validità retroattiva che possa far durare la deroga solo 8 mesi, lasciando al 31 agosto prossimo la maggior parte dei lavoratori senza tutele».
Nella legge di stabilità il governo ha stanziato 1,6 miliardi di euro e ad oggi ne ha ripartiti solo 400 milioni. «È dunque urgente – conclude Petteni – ripartire le risorse e garantire lo strumento fino a fine anno. Senza risposte non staremo con le mani in mano» .
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