Sea Handling, i lavoratori bocciano l’accordo
Il 58 per cento dei lavoratori chiamati al referendum, ha scelto di votare no alla proposta di passaggio in Airport Handling. Modiano: "Sono deluso e preoccupato"
Accordo saltato e nulla di fatto. Il referendum dei lavorati ha dato un esito preciso e che fa ripartire tutto dal principio. Ecco com’è andato la scrutinio:
Linate: voti validi 413 – Si 223 (54%) – No 190 (46%)
Malpensa: voti validi 1.217 – Sì 463 (38%) – No 754 (62%)
TOTALE: voti validi 1.630 – Sì 686 (42%) – No 944 (58%)
I lavoratori di SEA Handling hanno quindi respinto le ipotesi di accordo del 4 giugno scorso sottoscritte da FILT-CGIL FIT-CISL UIL-Trasporti UGL-Trasporti FLAI-TS e successivamente da USB. Significa che non ci sarà "addio concordato" per i 2.114 lavoratori mentre sembrava già ad essere a buon punto la trattativa. Il passaggio all’Airport Handling, che nascerà il primo luglio, prevedeva il licenziamento da Sea Handling e la riassunzione nella nuova società di 1700 lavoratori, otto giorni di lavoro in più all’anno, stipendio invariato nei primi due anni e mezzo, indennizzo aziendale per 260 lavoratori disposti a restare a casa, il riassorbimento di 200 dipendenti in Sea spa.
Delusi i sindacati e Sea.
"Rimaniamo convinti che i contenuti di tali accordi definissero le migliori condizioni possibili dentro al fallimento di Sea Handling e nella situazione determinata dalla sanzione della Commissione Europea – scrivono i sindacati-. Un trattativa complessa e un risultato ottenuto grazie alle mobilitazioni e ad una posizione comune con tutti i soggetti in campo (Azienda, Comune, Azionisti e Governo) attorno ad obbiettivi importanti.
Tali ipotesi infatti avrebbero garantito: la totale salvaguardia occupazionale (incentivo all’esodo, trasferimenti in Sea Spa, garanzia occupazione in Airport Handling); il mantenimento dell’attività di handling all’interno del gruppo SEA; sostanziale difesa della retribuzione, delle normative e del welfare provenienti dalla contrattazione storica del gruppo SEA, migliorativi del CCNL nella misura massima al fine digarantire la sostenibilità economica della nuova azienda non più ricapitalizzabile da Sea.
Le Organizzazioni Sindacali firmatarie hanno chiamato i lavoratori al voto e sono tenute a rispettarne il giudizio. Quelle ipotesi di accordo non esistono più.
La bocciatura però non supera e non rimuove tutti i drammatici problemi che erano presenti. Lo scenario e le decisioni che potranno essere assunte da tutti i soggetti coinvolti nella vicenda Sea Handling, non sono ora prevedibili.
Coloro che hanno sostenuto il “no” si sono assunti una pesante responsabilità. Con tale epilogo infatti diventa estremamente complesso trovare una soluzione che eviti le conseguenze drammatiche che il nostro accordo voleva scongiurare.
A chi ha sostenuto il “sì”: a tutti i nostri attivisti, alle RSU e a tutti i lavoratori che attraverso il voto hanno sostenuto l’accordo, esprimiamo il nostro ringraziamento per il lavoro svolto in situazioni difficili ed esasperate anche dalle minacce rivolte ai rappresentanti sindacali negli ultimi mesi".
Questa invece la posizione di Sea: "SEA prende atto dell’esito del referendum. La maggioranza dei lavoratori si è assunta la responsabilità di respingere gli accordi che garantivano la permanenza dell’attivitàdi handling nel perimetro di Gruppo, salvaguardando il bene primario dell’occupazione. Permane intatta la responsabilità di SEA nei confronti degli impegni assunti dal Governo con la Commissione Europea. Per mantenere questi impegni SEA assumerà tutte le determinazioni necessarie, per consentire l’avvio di Airport Handling nella condizione di massima efficienza operativa e piena sostenibilità economica.
“Sono deluso e preoccupato”, ha dichiara anche il presidente Modiano. “Nelle condizioni date era l’unico accordo possibile, in grado di salvaguardare occupazione e retribuzione. Non avevamo più spazi negoziali e adesso non abbiamo più interlocutori, visto che tutte le Organizzazioni Sindacali avevano sottoscritto gli accordi. Rimettere a posto i cocci sarà davvero difficile. E a questo punto saremo costretti a farlo, in modo unilaterale. Ci assumeremo fino in fondo le nostre responsabilità”.
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