Fim Cisl: “Mancano le prospettive per uscire dalla crisi”
Presentato il rapporto del sindacato sulla situazione del settore metalmeccanico. Dai dati emerge che 41mila sono i lavoratori in Cassa integrazione e 3400 sono stati licenziamenti nel primo semestre dell'anno, 9mila invece i posti di lavoro salvati grazie ai contratti di solidarietà
Nel primo semestre 2014 sono state colpite dalla crisi, circa 2mila aziende, erano 2.270 nel semestre precedente e circa 45mila lavoratori, erano 54mila nello stesso periodo dell’anno precedente. Questi i numeri del Rapporto semestrale dell’Osservatorio regionale della crisi e dell’occupazione presentato il 30 luglio dalla Fim Cisl Lombardia sulla situazione del settore metalmeccanico. L’osservatorio, che rileva sistematicamente i dati nelle circa 7mila aziende industriali e con oltre 550mila lavoratori della regione, rileva anche una lieve flessione al ribasso del ricorso alla cassa integrazione ordinaria, che oggi coinvolge circa mille e duecento aziende e 24mila lavoratori. Secondo il rapporto si assiste a una diminuzione del ricorso alla cassa integrazione straordinaria con 678 aziende (734 aziende le precedenti) e con un numero di lavoratori pari a 17mila unità (19.786 nel semestre precedente), e l’utilizzo della mobilità, con 190 aziende (209 il semestre precedente) e 3.397 nuovi licenziamenti (4.091 nel semestre precedente).
"Va tuttavia osservato – si legge nell’analisi – che l’utilizzo crescente di Cigs e mobilità, dimostrano la persistenza della crisi di natura strutturale, con sospensioni di lungo periodo e assenza di prospettive, che coinvolge ben 868 aziende e 20.488 lavoratori".
Già nel 2012 e 2013 la cassa integrazione straordinaria aveva registrato un livello allarmante, rispettivamente con 35.942 e 38.306 lavoratori sospesi. Il 18,44% di questi interventi è costituito dalla cig in deroga, il provvedimento straordinario che vale in particolare per i lavoratori delle piccole aziende privi della copertura di ammortizzatori sociali.
Sempre a livelli preoccupanti i licenziamenti con 3.397 lavoratori licenziati nel semestre, che si aggiungono ai 4.091 del periodo precedente, segno persistente della crisi che colpisce le piccole imprese ma anche di deresponsabilizzazione di diverse aziende rispetto all’impatto sociale.
Si registra inoltre un significativo allargamento dell’utilizzo dei contratti di solidarietà, fondamentale strumento di tutela occupazionale. Sono 72 le nuove aziende dove è stato concordato un contratto di solidarietà, per un numero di lavoratori interessati pari a 8.339. «Con il periodo considerato, arrivano a quota 276 gli accordi di solidarietà stipulati negli ultimi 24 mesi, per 30.950 lavoratori, vale a dire oltre 9.000 posti di lavoro salvati – sottolinea Nicola Alberta segretario generale Fim Cisl Lombardia -. Una conferma del consolidarsi di uno strumento di tutela dell’occupazione importante, dopo anni di diffidenza delle imprese». Per sostenere l’occupazione in quest’ancora difficile congiuntura, la Fim lombarda sollecita inoltre l’adozione di percorsi di riqualificazione e ricollocazione, già sperimentati in occasioni di diverse vertenze, che impegnino direttamente l’azienda oltre agli altri soggetti del territorio. Quanto all’impatto della crisi nei territori lombardi, i più colpiti nel semestre sono Milano (24% delle sospensioni), Bergamo (18%), Brianza (18%), Brescia (11%) e Lecco (9%). I contratti di solidarietà interessano in particolare Brescia, la Brianza e Lecco. La cassa in deroga coinvolge pressoché tutti i territori, in particolare le piccole imprese. Le cessazioni di attività sono rilevanti nell’area di Bergamo, Brianza, Lecco, Milano.
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