Termina con il Garda il tour della Goletta dei Laghi

In Lombardia su 58 campioni analizzati, solo 20 si sono dimostrati entro i limiti di legge. Legambiente ha lanciato un dossier #salvaacque

Termina con la sponda bresciana del lago di Garda, l’ultima tappa della “goletta dei laghi”, organizzata da legambiente con il contributo di COOU (Consorzio obbligatorio oli usati) e Novamont. La campagna ambientalista ha monitorato la salute dei bacini lacustri di tutta Italia. I risultati dell’ultima ricerca fatta sulle sponde lombarde del lago di Garda sono stati presentati a Milano stamattina, 15 luglio, e se n’è approfittato per presentare l’intero panorama delle acque dolci della regione, che hanno dimostrato un inquinamento cronico in alcuni punti tra quelli analizzati (38 su 58), nonostante il generale miglioramento rispetto agli scorsi anni.

Le acque del lago di Garda sono state ispezionate in dieci diversi punti, con parametri microbiologici che analizzavano enterococchi intestinali ed escherichia coli. Per avere la “qualifica” di zona inquinata, il campione doveva presentare risultati che superassero i valiri limite di questi batteri previsti dalla legge. Per essere definiti fortemente inquinati, invece, questo limite doveva essere superato di più del doppio. Questo caso si è presentato in tre delle dieci zone analizzate: la zona di Salò, nel canale nei pressi della spiaggi, a Padenghe alle foci del rio Maguzzano e al torrente nei pressi del porto. Campioni inquinati invece a Rivoltella di Desenzano. Gli esiti sono gli stessi dell’anno scorso, cambiata invece la salute delle acque nella foce del torrente Barbano a Salò, che negli ultimi cinque anni era stata bocciata dalle analisi della Goletta, mentre rientra oggi nei limiti di legge. Passano l’esame anche le foci dei torrenti Toscolano e Bornico a Toscolano Maderno, la foce del torrente S. Giovanni a Limone del Garda, il punto al lido di Lugana a Sirmione e quello nei pressi dell’incrocio tra la SS45 bis e via Benaco a Tremosine.

Visti i risultati sul Garda, ma anche nel resto della Lombardia, regione in cui su 58 campioni analizzati, solo 20 si sono dimostrati entro i limiti di legge, Legambiente ha lanciato il dossier #salvaacque: «Il monitoraggio scientifico ha messo in luce anche quest’anno le numerose criticità in fatto di mancati investimenti nel ciclo integrato delle acque: un male cronico da cui non si salvano nemmeno le perle del turismo lombardo» – sottolinea Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia – «La Regione Lombardia deve dettare la tabella di marcia a tutti gli enti territoriali, a partire dalle autorità d’ambito, da cui dipende l’avvio della stagione del risanamento idrico, ma anche aiutare ad attivare le risorse necessarie a passare dalle parole ai piani di investimento: non si tratta di spendere soldi, ma di far partire cantieri per interventi necessari da tempo e non più rinviabili».

Questo dossier indica alcune delle opere più urgenti per migliorare la qualità dei corpi idrici, dalla realizzazione del nuovo depuratore della città di Lecco alla revisione della rete di collettamento e impianto di depurazione a Como, dal sistema di collettamento e depurazione delle acque in Val Camonica al varo di un programma complessivo di investimenti nell’intero sistema scolante della provincia di Varese.

Se volete scoprire di più sulla Goletta dei laghi e sui risultati delle varie analisi, vi invitiamo a visitare il sito ufficiale di legambiente.

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Pubblicato il 15 Luglio 2014
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