Cosa prevede la Buona Scuola del governo Renzi

Un decreto legge per fare entrare i precari in organico, un nuovo metodo per selezionare gli insegnanti, l'alternanza di scuola lavoro, l'introduzione della banda larga e molto altro. Ecco cosa prevede la "Buona Scuola" del governo Renzi

Rispettando gli annunci fatti, il governo pubblica sul sito passodopopasso il "rapporto" sulla scuola con le idee per una riforma complessiva dell’istruzione italiana. Ribatezzato "la buona scuola", il rapporto è accompagnato da un video in cui il premier Matteo Renzi lancia la campagna d’ascolto che dal 15 settembre al 15 novembre raccoglierà le «opinioni di tutti» su una riforma a cui il presidente del Consiglio vuole dare la massima priorità e che, secondo quanto emerso negli ultimi giorni, starebbe creando qualche frizione con il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. 

Tra i punti previsti nella riforma l’allargamento dell’organico di diritto e la definizione di quello «funzionale», cioè i professori senza cattedra a disposizione di una rete di più scuole vicine sul territorio per coprire posti vacanti e "buchi" che altrimenti verrebbero assegnati ogni volta a un docente diverso. L’introduzione degli organici funzionali di rete dovrebbe così garantire stabilità alle scuole e maggiore autonomia alle stesse. Entro settembre 2015 il governo vorrebbe assumere a tempo indeterminato 150mila precari o assegnare loro un incarico triennale, cui dovrebbe seguire l’assunzione a titolo definitivo. Secondo il quotidiano la Repubblica, l’operazione dovrebbe costare attorno ai 600 milioni di euro, oltre l’attuale costo sostenuto dal ministero per i precari: circa 3 miliardi di euro all’anno.

Tra le novità previste anche una nuova selezione degli insegnanti con una formazione specifica che preveda un percorso universitario del tipo "tre più due". Tre anni di formazione universitaria disciplinare più due anni di specializzazione per imparare ad insegnare quelle stesse discipline apprese nei primi tre anni. Stop anche al sistema di retribuzione basato solo sugli scatti di anzianità, lo stipendio va modulato in base al merito, ovvero alle competenze acquisite dai singoli docenti grazie anche ai corsi di formazione. 

Tra i punti annunciati negli scorsi giorni anche quello dei "mille asili in mille giorni". Ne la "buona scuola", il governo intende azzerare le liste d’attesa delle scuole dell’infanzia, cercando di colmare il divario tra Nord e Sud del paese e prevede una seria lotta alla dispersione scolastica che vede l’Italia in fondo alla classifica dei Paesi europei per numero di studenti che abbandonano il proprio percorso di studi. 

Anche il ruolo dell’insegnante di sostegno è destinato ad essere rivisto nella riforma complessiva della scuola. Oltre a prendere in carico alunni con disturbi di apprendimento così come previsto dalla legge, gli insegnanti dovranno di sostegno avranno in carico anche alunni con Bisogni educativi speciali (i cosiddetti Bes) ovvero coloro i quali, trovandosi in situazioni temporanee di disagio economico e psicologico, necessitano di docenti di sostegno. Anche in questo caso dovrebbe essere previsto un percorso universitario specifico. 

Per quanto riguarda l’innovazione digitale, l’intenzione del governo è quello di portare la banda larga in tutte le scuole italiane. 

Renzi, nel video in cui annuncia la riforma, ha fatto poi riferimento alle materie che vorrebbe reinserire e che erano state tolte dalla riforma Gelmini per ridimensionare la pianta organica degli insegnanti. In particolare più Musica, Storia dell’Arte, Inglese ed Educazione Fisica.

Anche il mondo del lavoro dovrà entrare in modo più strutturato nella nuova scuola prevista dal governo Renzi. La riforma prevede di incentivare la formazione professionale e gli stage in azienda non soltanto negli istituti tecnici e professionali, ma anche nei licei, coinvolgendo in modo più strutturato e questa è una delle novità più significative, il territorio e i suoi attori economici.

Verranno ripristinate le risorse del Mof (Miglioramento delle risorse formativa) tagliate negli ultimi anni per pagare gli scatti stipendiali dei docenti. Quest’anno saranno 643 i milioni che le scuole riceveranno per l’offerta formativa. Nel 2012 erano un miliardo e 161 milioni.

Il governo vuole poi avviare un confronto per ripensare la rappresentanza degli studenti e dei genitori e coinvolgere gli enti locali e le associazioni professionali e del terzo settore nelle scuole italiane. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Settembre 2014
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