La cultura digitale ha rivoluzionato Confartigianato

I vertici di via Milano rilanciano: nuovi investimenti per il Faberlab che diventerà il service regionale delle pmi per la progettazione e la stampa 3D e punto di riferimento della cultura digitale. Mauro Colombo: «Bisogna aprirsi e fare un passo indietro, rinunciando se necessario anche a un pezzo della propria identità»


In genere i bilanci, tirata la riga finale, hanno tre esiti possibili: pareggio, utile e perdita.
La riga sotto i numeri del Faberlab, contenitore di innovazione e fabbricazione digitale di Confartigianato Imprese Varese, dopo i primi 6 mesi di attività, indica che l’esperimento è riuscito. Ora la vera sfida, per i vertici di via Milano, è decidere se dare una prospettiva al loro think tank digitale oppure lasciarlo nel limbo del bello e impossibile.
«Ci siamo resi conto di essere andati ben oltre i risultati attesi – dice Mauro Colombo, direttore di Confartigianato – e quindi faremo ulteriori investimenti per far crescere da una parte competenze e quindi la cultura digitale, dall’altra per allargare la sua funzione di service per le pmi e il manifatturiero della Lombardia».

Ritornando ai numeri, agli incontri del Faberlab hanno partecipato 400 persone, di cui 70 ai vari corsi (dall’utilizzo dei social media in azienda fino alla progettazione e stampa 3D), 200 studenti, 50 aziende che a vario titolo hanno utilizzato gli spazi dell’officina digitale. L’attività di questi mesi ha dato un’indicazione importante a Confartigianato, costringendola a fare i conti anche con la propria visione della rappresentanza. Nelle aule di Tradate, dove ha sede il Faberlab, sono passate tante persone, non tutte associate a Confartigianato, ma tutte disposte a farsi “contaminare” dalla cultura digitale. Colombo lo dice a mezza bocca, ma senza paura di essere frainteso: la rappresentanza quando si chiude intorno ai propri associati diventa un rito stanco, destinato a consumarsi. Al quarto piano di via Milano hanno dunque capito che la terza rivoluzione industriale, cioè quella digitale, riguarda soprattutto il loro modo di stare al mondo: se l’apparato non si apre e non accetta il nuovo, rischia di essere devastato dagli spifferi.
«Le associazioni di categoria – continua Colombo – devono capire che l’autoreferenzialità non porta da nessuna parte. Occorre cambiare l’offerta, ma anche il linguaggio e la comunicazione. Occorre fare un passo indietro e rinunciare se necessario anche a un pezzo della propria identità».
Non è un caso che accanto al marchio del Faberlab non compaia la parola Confartigianato. Il laboratorio digitale, ovvero la nuova chiesa, è stata messa al centro del villaggio degli artigiani e i sacerdoti laici che predicano il verbo, ovvero Umberto Rega e Angelo Bongio, sono i primi a mettersi in gioco, ripagati solo con la moneta dell’entusiasmo.
La firma della convenzione con il liceo scientifico Marie Curie di Tradate, dirimpettaio del Faberlab, è un primo tassello che aiuterà da una parte gli studenti a scegliere il loro futuro, frequentando corsi sulla progettazione e stampa 3D e open hardware, in particolare sulla scheda “Arduino”; dall’altra, servirà all’associazione per stimolare nuova imprenditorialità. «Questo progetto – spiega la preside Patrizia Neri – dà la possibilità agli studenti di manipolare le idee e si inserisce in un discorso di valorizzazione delle diverse intelligenze. Farà curriculum e aiuterà gli studenti a orientarsi nelle scelte future».
E mentre in Confartigianato si vergano i documenti, i primi frutti del Faberlab iniziano a maturare al Maker Faire di Roma, prestigiosa manifestazione internazionale dove confluiscono le tendenze dei nuovi artigiani digitali, tra cui c’è anche Byomusic, startup artigiana di Malnate, e C’m0nboard, progetto nato nel laboratorio digitale di Tradate da un’idea di due giovani, Matteo e Cecilia – quest’ultima laureata in giurisprudenza – che in 6 mesi si sono inventati un nuovo prodotto: uno skateboard elettrico a basso costo, realizzato con una scheda Arduino, controllata tramite una app da smartphone, progetto premiato da Focus Junior.
Nella convenzione non ve n’è traccia, ma per evitare che la passione digitale dei liceali entri in conflitto con i ritmi della normale didattica, non si esclude che i corsi del Faberlab vengano tenuti in latino. E la preside sorride compiaciuta.


Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Ottobre 2014
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