“Vero italiano!”, ma era contraffatto. Sequestrati 1000 vestiti cinesi
Due denunce, 200mila euro sequestrati, 500mila euro recuperati. I venditori staccavano l'etichetta originale e apponevano un falso contrassegno "Made in Italy"
Erano capi cinesi, ma i commercianti sostituivano l’etichetta e li facevano passare per italiani. Colpita un’importazione di vestiti da parte di commercianti cinesi. La guardia di finanza ha agito a partire dal mese di aprile e al termine di un’articolata attività investigativa, ha sequestrato ad un imprenditore di etnia cinese, oltre 1.000 capi di abbigliamento, commercializzati in violazione alla normativa a tutela del “Made in Italy”.
Il reato contestato è la “vendita di prodotti industriali con segni mendaci” (art. 517 C.P.). I capi di abbigliamento sottoposti a sequestro venivano prodotti in Cina ed importati in Italia. Una volta quindi sul territorio nazionale l’imprenditore cinese provvedeva ad asportare le etichette indicanti il paese di produzione e apponeva all’interno dei capi nuove etichette riportanti la dicitura “Made in Italy”. Con altrettanta maestria, l’abbigliamento sequestrato veniva confezionato in modo tale da far risultare che il prodotto fosse di origine italiana per poi essere commercializzato sul territorio nazionale. I finanzieri, ultimate le operazioni di Polizia Giudiziaria, hanno proceduto, altresì, alla verifica della posizione fiscale della società facente capo al cittadino di nazionalità cinese.
Nel corso dell’ispezione tributaria è stato accertato che l’imprenditore, per giustificare l’importazione dei prodotti di abbigliamento, ha annotato nella sua contabilità fatture relative ad operazioni inesistenti per quasi 500.000 euro emesse da compiacenti società “cartiere” localizzate nelle province di Milano e Reggio Emilia, anche queste gestite da cittadini cinesi.
Le attività di indagine, coordinate dalla pm Annalisa Palomba della procura della Repubblica di Varese, hanno portato alla denuncia di 2 soggetti per il reato di “emissione di fatture per operazioni inesistenti” (art. 8 del D.lgs.vo 74/2000) e di 1 soggetto per il reato di “dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti” (art. 2 D.lgs.vo 74/2000), nonché al recupero a tassazione oltre mezzo milione di euro. A garanzia del credito verso l’Erario, la Guardia di Finanza di Gaggiolo ha sottoposto a sequestro disponibilità finanziarie, beni mobili e quote societarie del rappresentante della società per un valore di oltre 200.000 euro, allo stato al vaglio del competente gip per la relativa convalida.
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