Come cambia la didattica: cosa potenziare?

Un punto fondamentale del rapporto è la rivisione dei programmi. Il rilancio di storia dell'arte e musica, il potenziamento dello sport ma, soprattutto, l'importanza dell'inglese e del calcolo computazionale

 Contemperare le esigenze di una preparazione a lungo termine con le sollecitazioni che giugnono dalle imprese e dal mondo del lavoro in generale. È questo l’obiettivo che si deve porre "La Buona Scuola". 

Il presupposto di partenza è l’analisi di chi noi siamo oggi: un paese ricco di storia, di cultura e di musica, un patrimonio che la scuola ha dimenticato negli ultimi anni ma che va rilanciato.
La proposta di introdurre l’insegnamento della musica nelle IV e V elementari costerebbe 90 milioni di euro e si attuerebbe con l’assunzione di quei docenti da anni iscritti alle GAE, graduatorie ad esaurimento. Le scuole, però, troverebbero anche l’appoggio dei conservatori, enti lirici e sinfonici, bande civicùhe e militari. 

Il biennio dei licei e gli studi turistici devono tornare a insegnare la storia dell’arte: un potenziamento che costerebbe 25 milioni di euro e che si attuerebbe con l’assunzione dei docenti iscritti alle GAE.
L’idea, dunque, è di puntare a creare giovani figure manageriali che sappiano vendere il patrimonio italiano storico e musicale, magari adottando le innovazioni tecnologiche che già le accademie di belle arti stanno adottando per esterndere la fruizione della bellezza. 

Occorre anche rilanciare l’educazione allo sport, spingere i ragazzi al movimento con indubbie ripercussioni sulla salute. Secondo l’OCSE, l’Italia è all’ultimo posto per numero di ragazzi e bambini che praticano uno sport mentre i dati sull’obesità e il sovrappeso sono preoccupanti.

Tra le materie da potenziare ci sono certamente le lingue straniere: da introdurre sin dal ciclo primario con la formula del CLIL, l’insegnamento in lingua inglese di un’altra materia. Si potrà arrivare al risultato sia potenziando le competenze del corpo docente sia introducendo la figura dell’assistente di madrelingua. Alla fine del ciclo di studi si dovrà almeno raggiungere il livello B2 per la principale lingua secondaria.

I nostri ragazzi nativi digitali sono ,inoltre, poco preparati sulla programmazione digitale, il coding. Sono bravi a usare gli strumenti informatici ma non li conoscono a sufficienza. Pensare in termini computazionali significa applicare la logica per capire, sviluppare contenuti e metodi per risolvere i problemi e cogliere le opportunità. Così, dal prossimo triennio, i bambini della primaria saranno già invitati a risolvere problemi complessi adottando la logica del paradigma informatico. Verrà introdotto il programma Code.org, si avvieranno programmi per Digital Makers, anche attraverso l’educazione all’uso positivo dei Social media. Imparare a raccontare attraverso gli open data storie e inchieste.

Analfabetismo finanziario: manca un vero indirizzo di liceo economico. Attualmente c’è un percorso del liceo scienze umane che non ha sufficiente autonomia. Per questo va modificato l’attuale ordinamento ma, soprattutto, occorre inserire lo studio dell’economia anche nei licei scientifico e classico così come in ogni altra scuola superiore. 

A livello organizzativo, le scuole possono modulare la propria offerta attraverso i curricula di istituto che superino le rigidità date dai contratti e dal sistema della cettedre. Le scuole devono avere maggiore libertà di programmare grazie a un organico funzionale rafforzato, una maggiore mobilità dei docenti, una nuova organizzazione collegiale e gestione della scuola e a risorse certe per l’offerta formativa. L’organico funzionale sarà gestito da reti di scuole che condivideranno professionalità ulteriori per rafforzare la propria offerta. Questi docenti, inoltre, avrebbero un ruolo "verticale" fondamentale perchè punto di unione nei passaggi tra i diversi gradi dell’istruzione, cioè le prime elementari, medie o superiori dove ci sono i maggiori problemi di adattamento e si sconta la maggior dispersione.

Ciò che si impara a scuola dipende più dalla capacità delle scuole di organizzare le proprie risorse che da imposizione

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Pubblicato il 06 Novembre 2014
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