Autonomia: ci sarà il referendum ma senza lo “statuto speciale”
Approvato in Commissione il testo della proposta che dovrò ora passare al voto dell'Aula. Favorevole la maggioranza, contrari PD e Patto Civico, astenuto M5S
Primo voto sulla proposta di referendum lombardi per chiedere più autonomia. Niente più riferimenti espliciti alla costituzione della Lombardia come regione a statuto speciale, ma una più generica richiesta di maggiore autonomia. Il voto è avvenuto mercoledì in Commissione Affari Istituzionali: a favore i gruppi di maggioranza, astenuto il Movimento 5 Stelle, contrari PD e Patto Civico.
Il provvedimento arriverà nell’Aula del Consiglio regionale martedì 17 febbario.
IL QUESITO: “Volete voi che la Regione Lombardia, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di particolari condizioni di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma della Costituzione?”.
Il relatore, Stefano Bruno Galli (Lista Maroni), ha espresso soddisfazione per il testo uscito dal tavolo del gruppo di lavoro: «Questo è un referendum che dà voce al popolo lombardo e a una regione che vanta oltre 50 miliardi di residuo fiscale e pesa per il 21% del pil nazionale – ha detto in Commissione –. Il quesito è essenziale perché le specifiche sulle materie in cui si reclama maggior autonomia saranno contenute nella apposita risoluzione che accompagnerà il provvedimento». Soddisfazione per il lavoro svolto è stata espressa dal presidente della Commissione, Stefano Carugo.
Per Alessandrio Alfieri e Fabio Pizzul del PD «il referendum è il segno tangibile della debolezza politica di Maroni. Nulla di nuovo quindi in Regione ma solo oneri per l’amministrazione regionale: ben 30 milioni di euro che Maroni vuole sprecare pur di salvarsi la faccia con il proprio elettorato. Sul trasferimento delle competenze statali potremmo anche essere d’accordo ma questa della Lega è un’operazione che sa troppo di propaganda e non avrà alcun effetto nel concreto».
Roberto Bruni (Patto Civico) ha motivato il voto contrario ritenendo il quesito «pleonastico perché privo di indicazioni specifiche riguardo alle materie su cui chiedere più autonomia e di richieste diverse da quanto già previsto dalla Costituzione. Resta poi il tema della sproporzione fra costo e utilità effettiva».
Il consigliere Dario Violi (M5S), sottolineando la condivisione del percorso fatto nel gruppo di lavoro, ha motivato l’astensione anche per il mancato accoglimento di un emendamento che chiedeva di togliere i dati relativi al residuo fiscale, «particolare che nulla ha a che vedere con la proposta referendaria».
Il capogruppo della Lega Nord Massimiliano Romeo giudica il referendum un «passaggio fondamentale per sostenere con l’appoggio del popolo una svolta istituzionale urgente e mettere un freno alla deriva centralista in atto».
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