Omicidio Prati, il pm chiede l’ergastolo per Pegoraro

Dura requisitoria del pubblico ministero Nadia Calcaterra nel processo con rito abbreviato a carico dell'ex-vigile urbano cardanese che bolla come "irritante" la lettera di scuse letta nella scorsa udienza


Ergastolo per Giuseppe Pegoraro.
Questa la pena (già ridotta di un terzo, ndr) richiesta del pubblico ministero Nadia Calcaterra, al termine della sua requisitoria, nel processo con rito abbreviato nei confronti dell’ex-vigile di Cardano al Campo accusato di aver ucciso volontariamente il sindaco Laura Prati e di aver tentato di uccidere il suo vice Costantino Iametti e due agenti il 2 luglio del 2013. Il pm ha parlato per un’ora e mezza ricostruendo tutta la vicenda davanti al Gup Giuseppe Limongelli mentre la prossima volta toccherà alle parti civili, poi alla difesa mentre la sentenza è prevista per il 14 aprile. 

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«La consulenza della difesa è stata imbarazzante» – ha attaccato il magistrato, in riferimento ad alcuni passaggi della perizia presentata nella scorsa udienza dall’esperto nominato dall’avvocato Maria Grazia Senaldi. «Ci sarebbe da sorridere se non si stesse parlando della morte di una donna – ha detto ancora – quando il consulente viene in aula a dire che se Pegoraro avesse voluto uccidere sarebbe entrato in Comune con il fucile, oppure quando attribuisce a Pegoraro un’arma che non era in dotazione all’ex-vigile». L’accusa torna poi sul nesso di causalità tra gli spari e la morte intervenuta tre settimane dopo: «A causare la dissecazione della pica fu il colpo che la sindaca ricevette alla testa dopo che Pegoraro sparò il primo proiettile che la fece cadere all’indietro, l’emorragia fu ritardata solo perchè la vittima rimase sedata per alcuni giorni e riprese quando venne trasferita in un altro ospedale. Per il magistrato, come per il suo consulente e per il medico legale, non ci sono margini di dubbio sul fatto che la morte è direttamente collegata ai colpi sparati dal vigile.

Pegoraro, inoltre, dopo quel primo colpo ne sparò altri due all’addome per portare a termine quella che la Calcaterra ha definito «una vera e propria esecuzione». Per l’accusa anche le intercettazioni in carcere non fanno altre che confermare il quadro accusatorio  quando Pegoraro rivela che «sparò a Iametti per eliminare l’ostacolo davanti al suo obiettivo» e «risulta perfino irritante la lettera di scuse letta nella scorsa udienza, ad un passo dalla sentenza». Impassibile in aula l’imputato che ha ascoltato in silenzio le parole pesanti come macigni del pubblico ministero mentre – come sempre – Costantino Iametti e la famiglia della sindaca di Cardano assistevano al processo nell’area riservata al pubblico. Nella prossima udienza del 3 marzo toccherà alle parti civili mentre il 24 toccherà al difensore. Nel frattempo il nome di Laura Prati continua a vivere tra le intitolazioni di luoghi pubblici in provincia di Varese e nel resto d’Italia.

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Pubblicato il 17 Febbraio 2015
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