Manca la querela, il processo sui chirurghi si blocca

Rebus giuridico, il capo di imputazione è parzialmente insostenibile in giudizio, salta l'interrogatorio al dottor Mantovani che doveva parlare delle lettere anonime contro di lui

repertorio tribunale varese

Si è avvitata intorno a una questione procedurale l’udienza del processo sulle lettere anonime  in ospedale, meglio conosciuta come la storia del “Corvo”. Il giudice Cristina Marzagalli ha infatti rinviato le parti alla prossima udienza, il 20 luglio, in cui si dovrà chiarire con precisione quale sia, in diritto, l’accusa contestata al cardiochirurgo Giovanni Mariscalco, che in fase di indagine ha ammesso di aver scritto lettere anonime ai parenti di una donna deceduta, indicando nel collega Vittorio Mantovani il responsabile dell’operazione sbagliata (mentre non è stato accertato chi sia l’autore di una terza lettera alla procura). Mariscalco è stato infatti rinviato a giudizio per diffamazione e violazione della privacy ma la sua posizione è stata archiviata in ordine al reato di calunnia.

Oggi però i suoi difensori Piero Magri ed Elisa Pigozzi hanno eccepito che sul reato di diffamazione in questo processo è emerso un difetto di querela, manca cioè la necessaria querela di parte. (Mantovani aveva querelato i colleghi, ma per mobbing). Per questo motivo il pm d’udienza Arianna Cremona ha chiesto una riqualificazione del capo di imputazione, cambiando in sostanza l’accusa di diffamazione con quella più grave di calunnia. A questo punto si è aperto un rebus giuridico: per quel reato c’è già stato un proscioglimento, e anche nel caso in cui il tribunale inviasse nuovamente gli atti al gup va rilevato che c’è già stata un’udienza preliminare.  Che fare? Probabilmente il pm manterrà la richiesta di procedere per calunnia, per non incappare nel “non doversi procedere” in ordine alla diffamazione (in mancanza di querela di parte), ma sarà il giudice Marzagalli a dover chiarire il destino di questo processo (potrebbe comunque continuare per il reato di violazione della privacy).

Prima delle eccezioni della difesa aveva invece parlato il sovrinetendente di Polizia Abbiati, che ha confermato quanto emerso in fase di indagine: e cioè che il dottor Mantovani, dopo aver denunciato alcune anomalie nel reparto di cardiochirurgia, aveva subito una riduzione delle operazioni ed era stato escluso dalle consulenze negli ospedali di Somma Lombardo e Angera. Ma soprattutto che lo studio scientifico inviato in Svezia dal dottor Mariscalco era dal punto di vista scientifico un falso. L’avvocato di Mantovani ha poi chiesto ai poliziotti chi fossero i medici soggetti a intercettazioni telefoniche, ma non si è entrati nel merito. Oggi doveva esser ascoltato anche il dottor Vittorio Mantovani, ma non è stato possibile.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 25 Maggio 2015
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