Storica Sassari, è campione all’ultimo respiro
Un fantastico Polonara trascina Reggio Emilia, ma il Banco di Sardegna trova in Dyson l'uomo del gran finale (75-77). Primo scudetto per la Sardegna, la rivincita di Meo Sacchetti 25 anni dopo il crac al ginocchio

Che lo scudetto fosse storico, lo si sapeva, ma così lo è ancora un po’ di più. Il titolo italiano di basket è andato a Sassari, primo della storia della Dinamo (e sarebbe stato lo stesso per Reggio Emilia) ma anche primo per l’intera Sardegna, con i biancoblu che completano un’incredibile e inattesa tripletta, dopo aver già alzato al cielo Supercoppa e Coppa Italia.
Ancora una volta però, per assegnare la vittoria nella settima e decisiva gara di finale, è stato necessario arrivare alla sirena finale: 73-75, con due liberi di Dyson a segno con 10″ da giocare e due rimesse successive giocate malissimo da una Grissin Bon esausta (Menetti ha perso per infortunio anche Silins), andata malamente al tiro con Diener e crollata così sul traguardo. Errori che fanno il paio con quelli di Cinciarini due giorni fa e che hanno impedito alla Reggiana di cucirsi lo scudetto sul petto. Il tutto nonostante un mostruoso Achille Polonara: l’ex ala della Cimberio ha disputato una gara7 fantastica, con 17 punti e un mare di rimbalzi, ma proprio su una sua conclusione sfortunata da tre punti (palla che gira due volte sul ferro prima di uscire) la partita è cambiata. Sassari – che nel primo quarto aveva iniziato in modo pessimo, con 4 punti in 10′ – ha trovato in Dyson l’uomo capace di cambiare l’inerzia all’ultimo momento utile e ha concluso in trionfo.
Un successo che ha anche, e non possiamo che gioire (nella stessa misura per cui dispiace per Polonara), la firma di Meo Sacchetti e di suo figlio Brian. Venticinque anni dopo quel maledetto infortunio che lo fece crollare a terra a Masnago durante la seconda partita scudetto contro la Scavolini, l’ex capitano di DiVarese e Ranger è andato a conquistare un titolo bellissimo, frutto di anni di lavoro in casa Dinamo, e ancora più prezioso per aver avuto il proprio erede (nato a Varese) in squadra.
Bellissimo, comunque, il clima a fine gara con i giocatori di Sassari a consolare per quanto possibile i rivali, ma non nemici, in maglia bianca e con il pubblico di casa in lacrime, ma capace di concedere il giusto omaggio ai vincitori. Un riscatto dopo quanto accaduto a un certo punto, quando un tifoso reggiano dalla prima fila ha messo le mani sul volto di Edgar Sosa, focoso giocatore del Banco Sardegna che tra l’altro nella circostanza ha rimediato un fallo tecnico. Il tifoso è stato cacciato dal palasport, ma ormai il gesto insulso e imbecille era stato consumato: unico neo di una serie finale strepitosa, che si ricorderà a lungo.
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