Dal supermercato alla spazzatura, un anno per fermare lo spreco alimentare
Colossi della distribuzione, comuni e associazioni si alleano per battere lo spreco alimentare. Per la prima volta saranno condivisi dati, informazioni e buone (o cattive) pratiche
Da un lato ci sono i colossi dell’alimentazione -da Auchan ad Esselunga passando per Coop, Carrefour e Bennet- dall’altro 14 comuni -Bergamo, Milano, Pavia in testa- e in mezzo le associazioni che da anni cercano di intercettare il cibo prima che sia trasformato in spazzatura. E’ questa la rete che, sotto il cappello di Regione Lombardia, inizierà a lavorare per ridurre lo spreco alimentare grazie al protocollo delle “reti territoriali virtuose contro lo spreco alimentare” che dovrebbe portare i primi risultati tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017.
Esperienze e buone pratiche ci sono già, ma sono isolate, senza una regia comune e con risultati non sempre soddisfacenti. E così il documento, firmato ad Expo martedì 22 settembre, punta sia a verificare lo stato attuale della destinazione dei cibi e prodotti alimentari invenduti, sia a valutare gli aspetti e gli effetti ambientali, economici e sociali di questo nuovo approccio al contrasto dello spreco alimentare. Un’operazione senza precedenti che porterà ogni singolo supermercato a mettere nero su bianco -chilo per chilo- quale fine riserva ai suoi prodotti invenduti.
Contemporaneamente il progetto -che godrà anche del supporto della Fondazione Lombardia per l’Ambiente e che può essere consultato cliccando qui– dovrà lavorare per sviluppare un modello che possa veramente essere efficiente e funzionale e che potrebbe prevedere anche penalizzazioni per chi continuerà a sprecare. «Uno degli aspetti che rende più difficoltoso combattere questo fenomeno paradossale risiede nel fatto che lo spreco alimentare è sempre stato visto come un comportamento tollerato e quasi fisiologico in un contesto economico basato sui consumi. Fortunatamente –ha evidenziato l’Assessore Regionale Claudia Terzi- negli ultimi tempi l’atteggiamento al riguardo sta cambiando».
Ma per cambiare questi atteggiamenti, tanto ancora bisogna fare. La Carta di Milano –il documento che tutti possono firmare per chiedere di considerare il diritto al cibo un diritto umano inviolabile– ha iniziato a smuovere le coscienze ma una legge, ad oggi, manca. Una però potrebbe arrivare presto in aula, quella della deputata di Fagnano Olona, Maria Chiara Gadda, che ha anche ricevuto l’appoggio del ministro dell’agricoltura, Maurizio Martina.
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