Lombardia, ecco come stanno i nostri boschi

L’analisi del Rapporto sullo stato delle foreste in Lombardia nel 2014: crescono gli alberi che rappresentano il 7% del parimonio boschivo italiano

Bosco del Rugareto

Non di solo cemento è fatta la locomotiva d’Italia: in Lombardia risiede il 7% del patrimonio forestale del Paese, con una crescita della superficie forestale dello 0,25% nel 2014.

Sono alcuni dei dati contenuti nel Rapporto sullo stato delle foreste in Lombardia nel 2014 a cura di Ersaf.
La superficie boscata regionale al 31 dicembre 2014 è stimata in 624.383 ettari, con un aumento di 1.572 ettari rispetto all’anno precedente.

LA QUOTA PRO CAPITE – Nel 2014 ogni residente in Lombardia ha avuto a disposizione 624 mq di foresta.
L’incremento della superficie rispetto al 2013 si deve in primo luogo al noto fenomeno di espansione naturale, cui fa riscontro la diminuzione di superficie dei pascoli e dei prati, e in secondo luogo all’aumento dei boschi di origine artificiale.

DOVE SONO I BOSCHI – Le zone montuose sono caratterizzate dalla maggior crescita (+776 ettari, 49%), seguite dalle zone di pianura (+523 ettari, 33,3%), mentre in quelle collinari l’aumento è di poco inferiore a quello registrato nel 2013 (+273 ettari, 17,3%).

GLI IMPIEGHI DEL BOSCO – Il volume complessivo (fusto e rami grossi) delle foreste lombarde è pari a oltre 105 milioni di mc (che diventano 108 milioni di mc se si considerano anche i pioppeti), con un incremento pari a 3,1 milioni di mc/anno, ovvero 5 mc/ha/anno. Si tratta di una catasta di legna pari a 4,8 metri steri (unità di misura che considera il volume comprensivo degli spazi vuoti fra un tronco e l’altro). Tradotto in un’immagine, significa che nel 2014 la massa legnosa prodotta da tutte le foreste lombarde equivale a 11 cataste grandi ciascuna come il Duomo di Milano.

I TAGLI: DUE CATASTE GRANDI COME IL DUOMO DI MILANO – Nel 2014 in Lombardia è stata chiesta l’autorizzazione per il taglio di 578.438 mc di legna (-6,3% rispetto all’anno precedente, a causa probabilmente dell’inverno mite, che ha fatto risparmiare legna già tagliata). Diminuisce di parecchio il taglio di bosco ceduo (robinia, carpino, castagno, faggio…). In sostanza, si sono tagliati solo due cataste grandi come il Duomo di Milano. Il margine per il taglio, senza intaccare il “patrimonio” è ancora quindi considerevolissimo. Dove le caratteristiche dei boschi lo permettono, il taglio del legname è una attività remunerativa; lo conferma il fatto che l’89% della massa legnosa richiesta al taglio nel 2014 è stata utilizzata senza alcun incentivo pubblico, che pure in qualche caso non manca.

DOVE VA IL LEGNAME – Tolto un 3% inutilizzabile, il 77% va ad usi energetici e cioè diventa legna da ardere, (a sua volta per il 60% destinata all’autoconsumo), mentre il 20% è legname da lavoro, o altri usi industriali. In particolare il ceduo va tutto per usi energetici, mentre la fustaia, al contrario, vede un utilizzo del 72% come legname da lavoro.

NELLE PROVINCE LOMBARDE – I due terzi dei boschi lombardi si trovano tra Brescia, Sondrio e Bergamo.
Brescia, con gli attuali 170.502 ettari di boschi, è la provincia più boscata; le province con le minori estensioni boschive sono principalmente quelle di pianura, ovvero (in ordine crescente): Lodi, Mantova, Monza-Brianza, Cremona e Milano. Oltre il 60% dei boschi di pianura è localizzato nelle sole tre province di Milano, Pavia e Varese, mentre più variegata è la distribuzione del bosco collinare.
La variazione annuale non ha modificato sostanzialmente l’indice di boscosità delle diverse province. Lecco è l’unica fra le dodici province ad avere più della metà del proprio territorio ricoperto da boschi, seguita da Como che raggiunge il 49,8%. Anche Varese e Bergamo hanno indici sostenuti, superiori al 40% mentre Brescia raggiunge solo il 35%. Quest’ultima provincia infatti oltre a possedere la maggior quantità di boschi in valore assoluto è anche quella con la maggior superficie territoriale, fattore che ne riduce in proporzione la rappresentatività. In fondo alla lista troviamo le tre province di pianura di Mantova, Cremona e Lodi.

QUALE BOSCO – Le faggete si confermano al primo posto tra i boschi lombardi (13,1%), seguiti da vicino dai castagneti (12,9%) e dagli orno-ostrieti (i carpini, 12,8%). Più staccate le peccete (11,7%) e via via le selve composte da altre specie, che ovviamente si distribuiscono in maniera diversa tra montagna, collina e pianura. Ad esempio, querco-carpineti e carpineti hanno la maggior presenza in pianura, mentre conifere, faggi e betulle sono presenti principalmente in montagna. La collina presenta maggior varietà.

II RAPPORTO E’ SCARICABILE A QUESTO INDIRIZZO:
http://www.ersaf.lombardia.it/RapportoStatoForeste/

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Gennaio 2016
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