“Sono 93 i lavoratori a rischio, ma Regione e Provincia stanno a guardare”

Cresce l'ansia dei lavoratori dell'ente provinciale in soprannumero. Cgil, Cisl e Uil lanciano l'allarme: «Non hanno ancora indicato le funzioni e le disponibilità di quelli che devono essere ricollocati»

provincia di varese

La Sala Napoleonica di Villa Recalcati, sede della Provincia di Varese,  era stracolma di lavoratori. La chiamata dei sindacati in concomitanza con la scadenza del termine per inserire sul portale del ministero i lavoratori in soprannumero ha avuto effetto. Il rischio, se non si viene inseriti nella piattaforma, è l’abbinamento d’ufficio. Per esempio, un lavoratore della polizia potrebbe ritrovarsi a fare un lavoro amministrativo senza aver potuto scegliere se mantenere o meno la divisa.

«C’è un’ansia crescente per la mancanza di chiarezza da parte di Regione e Provincia – spiega Raffaella Bonetto, rsu della Funzione pubblica della Cgil -. Questi lavoratori dovrebbero andare sulla piattaforma predisposta dal Governo per incrociare domanda e offerta e trovare così un’altra occupazione, ma l’amministrazione provinciale a oggi non ha ancora indicato le funzioni e le disponibilità di quelli che devono essere ricollocati».

Sono in tutto 93 i lavoratori in esubero (al netto dei pensionamenti) che non rientrano nel fabbisogno della Regione: uno del settore cultura, tre del turismo, cinque della polizia faunistica, quattordici della polizia provinciale, uno del settore agricoltura caccia e pesca e 69 dall’agenzia formativa. Dei cinquecento esuberi in tutta la Lombardia, la Provincia di Varese è seconda solo all’area metropolitana che, a sua volta, ne ha cento.

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All’assemblea erano presenti i rappresentanti sindacali della Cgil, Cisl e Uil e la rsu aziendale nelle persone di: Raffaella Bonetto, Lorenzo Raia, Flavio Pandolfo, Emilia Langella, Gianna Moretto

Il nodo più delicato riguarda i 69 lavoratori dell’agenzia formativa, di cui almeno 33 dipendenti in distacco dall’ente. Si tratta di una struttura che c’è solo a Varese, partecipata dalla Provincia e per la quale la Regione ha indicato un fabbisogno uguale a zero. L’agenzia potrebbe venire privatizzata, ma che ne sarà di quei lavoratori se non possono ricollocarsi ora? «Non è vero che tutto sta filando liscio, soprattutto per questi 69 dipendenti – aggiunge la rsu -. Prima di rilasciare certe dichiarazioni alla stampa, i politici dovrebbero coinvolgere i rappresentanti dei lavoratori».

I sindacati contestano l’immobilismo dei due enti perché, a due mesi dall’accordo regionale, non è stato attivato alcun tavolo di confronto sul territorio con le rappresentanze di Cgil , Cisl e Uil. «Sappiamo che c’è stato un veto della Regione Lombardia – sottolinea Bonetto – anche se la partecipazione delle organizzazioni sindacali territoriali è prevista dal contratto che ha forza di legge. Il risultato è che le informazioni date ai lavoratori sono rimaste ferme al 21 dicembre scorso, mentre oggi scade il termine per l’inserimento dei soprannumerari».

Nel frattempo il personale dell’ente, passato da 600 a 480 dipendenti, deve garantire molti servizi pur avendo perso professionalità che hanno scelto altre occupazioni. «L’impoverimento delle risorse umane – spiega Lorenzo Raia della Uil – si riflette sulle strutture come i centri per l’impiego, che devono dare risposte ai tanti disoccupati che chiedono a loro volta informazioni».

Anche sulla partita dei 71 pensionamenti e prepensionamenti imposti d’ufficio, i sindacati contestano una gestione approssimativa. «Due dipendenti obbligati ad andare in pensione a gennaio – conclude la rsu – ancora non l’hanno ricevuta perché la pratica non è stata ultimata da quegli stessi uffici che glielo hanno imposto».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 19 Febbraio 2016
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