Una serata in ricordo del velista Mauro Bossi

L'appuntamento è per venerdì 26 febbraio, alla Cupola di Via Donizzetti. Un contributo dall'amico Massimo Bruno racconta la sua storia

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Una serata in ricordo di Mauro Bossi. L’appuntamento è per venerdì 26 febbraio al Caffè La Cupola di Via Donizzetti, dalle 22. Una serata organizzata dagli amici più cari e dalla famiglia del velista e navigatore di Varese, scomparso in mare nel 1994 per un incidente subacqueo. A condurre la serata sarà Massimo Bruno gestore del negozio di dischi Record Runner di Varese e amico di Mauro. Durante la serata si terrà anche la proiezione di alcuni filmati e ai presenti verrà donato un libro fotografico di grande formato che la famiglia ha voluto realizzare per l’occasione.

Il ricordo e il racconto di Massimo Bruno 

“Mauro è stato un navigatore con uno spiccato senso dell’avventura. Non era il tipo da accontentarsi della regatina sul lago o delle 2 settimane di ferie estive, come il “Piccolo Principe”amava guardare oltre l’orizzonte…
Dopo varie esperienze ad inizio anni ’80 (fummo insieme istruttori di vela ed aprimmo una scuola vela con l’appoggio logistico della UISP Varese). Mauro decise di concretizzare il suo sogno atlantico iscrivendosi alla famosa regata oceanica denominata Mini-Transat, organizzata in Francia per barche di misura non superiore a metri 6,50 che ancora si corre ogni 4 anni fra la Bretagna ed i Caraibi. Ma non avendo né sponsor né una barca adatta, decise di costruirsela partendo dai disegni da lui stesso ideati. era l’inverno del 1988. A giugno dell’anno successivo, la barca era finita e fu varata a Rapallo da cui partì ( la barca non era dotata di motore per regolamento di ragazza… ) e, dopo aver caricato acqua e viveri, partì per Gibilterra. Oltrepassate le Colonne d’Ercole, arrivò in Bretagna ai primi di settembre giusto in in tempo per prepararsi alla partenza della regata.
A quel tempo non esistevano ancora i GPS e per poter fare una navigazione quanto più precisa i concorrenti erano costretti a navigare “all’antica”, con le rette d’altezza del sole e degli astri prese con il sestante. Non esisteva modo di comunicare con la terra a più di 20/25 miglia dalla costa e solo con radio VHF ( cortissima portata.. ) i telefoni satellitari li avevano solo gli astronauti…
Mauro non aveva velleità di arrivare in testa alla classifica, gli bastava arrivare dopo aver passato quasi un mese in solitudine sull’oceano sconfinato. Ma arrivò sano e salvo in Martinica e fu grande festa! girovagò per i Caraibi per circa 6 mesi e poi salpò nuovamente per chiudere il “cerchio atlantico”. Arrivò a New York ( bellissime le foto della sua barchetta rossa sotto il ponte di Brooklyn o sotto le Twin Towers.. ) e poi a Boston da dove preso la via del ritorno verso l’Europa con sosta alle Azzorre. Non fu una navigazione facile. Burrasche una dietro l’altra e la bombola di gas del fornello esaurita per un errore di ricarica già dalla partenza. Si scaldava qualche minestrina liofilizzata al calore di una candela. Un vero eroe!
Tornato in Italia ebbe gli onori delle cronache e delle televisioni che gli garantirono poi imbarchi come skipper su barche di grandi dimensioni. Con una di queste partecipò nel 1992 alle “Colombiadi” per festeggiare i 500 anni della scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo. Salpò dunque al comando di una barca a vela di 15 metri da Genova per raggiungere New York assieme a grosse navi scuola come la Palinuro e la Vespucci oltre a decine di altre provenienti da tutta Europa.
Nel 94, sempre al comando della stessa barca sulla quale era ormai skipper fisso, salpò per un trasferimento dalla Liguria verso il Sud Italia. Durante una sosta, a Capo Palinuro, scese in acqua, come era suo solito fare, per un’immersione in apnea dalla quale però non tornò. Il suo corpo fu ritrovato solo dopo 40 giorni. Era una persona allegra e dalla fantasia vulcanica. Insieme sognavamo di navigare verso Capo Horn ma non fu più possibile. Quando ci arrivai io 15 anni dopo versai in acqua un bicchiere di buon vino cileno pensando proprio al nostro sogno e, vedendo il volo di un albatro, volli immaginare che fosse lui perché la leggenda dice che ogni marinaio persosi in mare si reincarna proprio in un albatro…”

 

Adelia Brigo
adelia.brigo@varesenews.it

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Pubblicato il 25 Febbraio 2016
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