Claudio conosceva l’assassino

L’assassino conosceva la sua vittima, è entrato nella casa di Claudio Silvestri senza forzare l’ingresso. Più che un furto finito male, l’ipotesi su cui starebbero lavorando carabinieri e Procura (l’indagine è affidata al procuratore Fontana e al sostituto Nadia Calcaterra) è alla ricerca di una persona conosciuta dall’uomo ritrovato ucciso nella sua casa di via Vittoria, a Jerago.

La strada dell’omicidio è una via stretta, villette e qualche capannoncino, vicinissima alla piazzetta di Jerago ma al contempo periferica, silenziosa, poco battuta (e comunque alcuni residenti della zona sono già in vacanza). Poche le informazioni venute dai vicini interrogati, nessun movimento sospetto. L’ipotesi che l’assassino conoscesse la sua vittima, la modalità del delitto (lo strangolamento) porterebbero ad un atto compiuto d’impeto, forse per ragioni passionali.

E su questa via potrebbero venire indizi dagli episodi – anomali – avvenuti negli ultimi anni: Claudio Silvestri aveva denunciato due rapine subite a Gallarate (una nel 2014, una pochi mesi fa), nella zona intorno al cimitero cittadino, nota come luogo di incontri occasionali e già teatro di diversi episodi nel tempo. Due episodi dai contorni poco chiari, su cui anche lo stesso Claudio Silvestri avrebbe fornito versioni discordanti e che potrebbero nascondere tracce.

E poi ci sono una serie di intimidazioni subite dalla vittima, compreso il recente danneggiamento dell’auto e una serie d’insulti nelle chat di whattsapp, partite proprio dal telefono sottratto durante la rapina. E poi c’è il dettaglio dell’auto, rimasta parcheggiata in strada (comportamento non usuale, concordano i vicini di casa): la Yaris è stata accurata setacciata dalla scientifica dei Carabinieri.