Il Pronto soccorso affidato a Chiaravalle, allievo di Montoli e Perlasca

Il nuovo primario arriva da Tradate dove ha gestito il PS del Galmarini. Varesino doc ha iniziato nella squadra del dottor Montoli. Il suo obiettivo: migliorare un ambiente ottimale di lavoro

Varesino doc, con una lunga attività nel padiglione ormai abbattuto del pronto soccorso del Circolo, Saverio Chiaravalle torna come primario per sostituire Francesco Perlasca, in pensione dal primo ottobre scorso: « È una bella sfida che mi impegnerà con tutta la mia squadra di medici e infermieri perché la gente si affida a noi, cerca qui risposte, non sempre in maniera appropriata. Siamo un punto di riferimento della città».

Nato 58 anni fa, Saverio Chiaravalle si è laureato all’Università di Pavia dove si è specializzato in medicina d’urgenza ed emergenza. I primi passi li ha mossi al fianco del padre del PS varesino Ermanno Montoli per poi continuare con Perlasca: « Fu proprio Perlasca ad affidarmi, a soli 42 anni, il PS del Galmarini a Tradate. Pensava che ne fossi capace. È stato un bel riconoscimento, come il fatto che sia stato proprio lui a indicarmi come successore».

Il passaggio da Tradate a Varese è stato possibile grazie alla rivoluzione operata dalla Riforma della Sanità che ha collocato il Galmarini all’interno dell’ASST Sette Laghi : « Questo è un lavoro che dà dipendenza. L’adrenalina che scatena ogni giorno è incredibile. Si viene al lavoro non sapendo quello che succederà, chi si troverà davanti, quali impegni ti verranno richiesti. Certo, è molto stressante, si è sotto pressione e raramente si ottengono riconoscimenti: ma credo che nessuno lavori per sentirsi dire che è bravo».

La passione per questo impegno è nata nelle aule universitarie ma è stata alimentata al suo arrivo a Varese
« Ho avuto l’onore di lavorare con Montoli che ha fatto di questo reparto un modello di impegno e professionalità. Chi lavora qui deve conoscere, avere intuito e capacità di assumersi responsabilità. Per far questo, ci sottoponiamo a una preparazione meticolosa, ci informiamo, sappiamo tutti i protocolli di cura delle principali patologie. Dobbiamo essere pronti a gestire quelle malattie “tempo dipendenti” dove la velocità della reazione è fondamentale per garantire la qualità della vita. Parlo, per esempio, dell’ictus».

Quanta tensione, però
«È l’adrenalina di cui parlavo prima. Anche se oggi, siamo avvantaggiati rispetto al passato dalla tecnologia. Abbiamo strumenti che ci aiutano a decidere in velocità con perizia»

Com’è cambiato negli anni il PS?
« Per noi medici e infermieri, il lavoro in questo reparto è cambiato moltissimo. Non è si è modificato, però, il rapporto con il cittadino che continua a considerarlo un punto di riferimento. La Riforma dovrà allargare la rete dell’assistenza diversificando le risposte. Credo molto nel progetto di “hub e spoke” di cui in Italia si fa un uso molto professionale. La rete dovrà essere l’organizzazione futura. Non tutti potranno specializzarsi in tutto, ma le relazioni dovranno essere tali che chiunque possa trovare dietro casa una risposta e un’indicazione sul centro migliore».

Lei ha ereditato un reparto spesso sotto i riflettori. È pronto a gestirne la popolarità?
«Il PS é sempre sotto i riflettori perché è la porta dell’ospedale. Se stai male vai in PS. Ma il pronto soccorso è collegato all’ospedale che ha comunque limiti di ricettività. Il dato è nazionale, non è solo un problema locale.  Si studiano sistemi di gestione flessibile e veloce dei casi, ma la quantità di persone che arriva in tempi brevi manda in difficoltà il sistema.  Anche in questo caso, la risposta arriverà dalla Riforma ma siamo ancora all’inizio:  la cultura è ancora ospedalocentrica. Ora stiamo andando verso la stagione fredda: ci saranno epidemie influenzali o di gastroenteriti. La popolazione invecchia con tutti i problemi che ne seguono. La nostra “barellaia” credo che sarà spesso esaurita per questi casi di scompenso. Noi, però, ci metteremo tutto il nostro impegno per aiutare chi cerca un aiuto».

Ora che è tornato a Varese, c’è qualcosa che avrebbe sempre voluto cambiare o aggiungere?
«A me piace la continuità e io ho il dovere di continuare ciò che è stato fatto prima. Il mio sogno é creare l’ambiente ottimale di lavoro per medici e infermieri così da dare il servizio migliore al paziente. Le prestazioni, sono già ottime. Vorrei pensare al benessere di quanti lavorano assicurando garanzie di qualità. Più il personale é sereno e meglio risponde alle richieste dei pazienti».

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

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Pubblicato il 14 Ottobre 2016
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