La sicurezza è un problema serio
In molte città italiane il problema più consistente è rappresentato dalla sicurezza, ovvero dal declino della qualità della vita degli abitanti a causa di presenze, vecchie e nuove, molto sgradite perché violano la legge a danno di chi è indifeso
In molte città italiane il problema più consistente è rappresentato dalla sicurezza, ovvero dal declino della qualità della vita degli abitanti a causa di presenze, vecchie e nuove, molto sgradite perché violano la legge a danno di chi è indifeso.
Se stiamo alla cronaca e non alle cifre ufficiali, che arrivano almeno dopo un anno, nel bilancio di questo declino della sicurezza non c’è mai nessuna indicazione relativa a uomini e mezzi messi in campo per tutelare le comunità.
Il motivo è molto semplice: i governi di Roma hanno sempre limato questi investimenti accompagnandoli, grazie al Parlamento, a misure generose in tema di depenalizzazioni e motivi e durata delle carcerazioni.
C’erano una volta i carabinieri che con la loro presenza garantivano un controllo effettivo del territorio, anche in zone lontane dai grandi centri, mentre polizia e finanzieri contribuivano a un controllo effettivo della città e del traffico stradale; i vigili urbani poi ti pizzicavano subito se in periferia violavi il codice della strada e di notte si circolava molto più tranquilli perché le pattuglie avevano zone meno vaste da controllare.
Insomma è giusto protestare se la violenza dilaga nelle città, se gli anziani e pure i poveri sono vittime di aggressioni da parte di autentici vigliacchi,però non dimentichiamoci di chiederne conto anche a Roma, ai parolai.
Il sindaco di Milano vuole i militari per rendere più vivibile la città; pretende anzi una parte di quelli che erano a Roma per il giubileo. Ammonta a cifre stratosferiche il denaro che Roma capitale succhia ogni anno all’Italia che lavora.
I risultati di queste spese pazze li vediamo: disastri su tutta la linea, non c’è stato sindaco capitolino che abbia raddrizzato almeno una parte di quello che andava storto nel silenzio generale.
Nel Varesotto ci sono zone nelle quali sono stati individuati focolai di malavita,ma una emergenza comune è invece rappresentata dagli incidenti stradali: è uno stillicidio quotidiano di vite spezzate o di drammi personali che nemmeno il tempo riuscirà a far dimenticare.
Se mancano uomini e mezzi per il controllo delle strade, manca però anche buon senso da parte di noi utenti.
Un esame collettivo di coscienza e iniziative di sensibilizzazione da parte di chi già si muove negli ambiti sociali ci potrebbero far crescere, migliorare.
Le istituzioni pensano solo a scelte deterrenti, a impianti fissi di controllo, ma niente è più efficace delle divise, di un richiamo, di un ammonimento, di una contravvenzione indimenticabile perché pesante e soprattutto non contestabile.
L’educazione stradale fa parte dei programmi formativi delle scuole, ma più i giovani si avvicinano al giorno in cui avranno la patente sembra che meno si possa fare per completare un percorso formativo molto importante.
Le istituzioni civiche, lo sport e la cultura sono traini eccellenti per il recupero di un collettivo buon senso nei comportamenti dei cittadini al volante o in sella a una moto.
Devono arrivare i bei giorni in cui le cronache del territorio non dovranno più occuparsi in continuazione del sangue versato sulle strade.
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