Trasformare la casa in ristorante, passa la legge alla camera
Il deputato del Pd Angelo Senaldi è stato il relatore ed estensore del testo unico che disciplina l’attività di ristorazione in abitazione privata. Si prevede che nel 2025 il volume d’affari sarà 20 volte quello attuale

«Si tratta di una normativa agile, cucita sulle necessità della sharing economy e sull’impatto che spesso genera sulle attività economiche tradizionali». A parlare è il deputato del Pd Angelo Senaldi (foto), relatore ed estensore del testo unico che disciplina l’attività di ristorazione in abitazione privata approvato dalla Camera. «Per la prima volta – continua il deputato del Pd – si mette ordine in un settore dell’economia di condivisione, ponendo la giusta attenzione a non soffocarne le prospettive».
LA LEGGE
La legge prende in considerazione lo strumento, cioè le piattaforme digitali, che mette in contatto i fruitori degli home restaurant e gli operatori (i cuochi, rigorosamente non professionali). I gestori dovranno conservare ed eventualmente trasmettere agli organi di controllo competenti le informazioni relative agli utenti, comunque nel rispetto della normativa sulla privacy. I pagamenti, da effettuarsi solo con modalità elettronica, dovranno essere tracciabili. I gestori dovranno anche verificare che i cuochi abbiano i requisiti per esercitare l’attività e che operatori e abitazioni abbiano adeguata copertura assicurativa.
I LIMITI DELL’ATTIVITA’
L’articolo 4 stabilisce i limiti dell’attività: non più di 500 coperti e non oltre 5.000 euro di introiti ogni anno. Il tetto pone una netta distinzione fra la ristorazione tradizionale a carattere professionale e quella più amatoriale degli home restaurant. Prevede poi l’obbligo di rispettare le leggi vigenti sull’igiene e sulla conservazione dei prodotti alimentari, oltre che di provvedere attraverso la piattaforma digitale ad inviare al comune comunicazione dell’attività. Gli immobili dovranno presentare i requisiti standard delle unità abitative a uso residenziale. È stato previsto il divieto di fare ristorazione in abitazioni dove si svolgono attività turistico ricettive in forma non imprenditoriale, come i bed & breakfast, mentre è esclusa la necessità di provvedere al cambio di destinazione d’uso. Sono state introdotte, inoltre, precise tutele per i consumatori.
SHARING ECONOMY
La ristorazione in case private è una parte piccola ma in crescita della sharing economy, deve quindi essere regolata per evitare forme di concorrenza sleale rispetto ai ristoratori professionali. Allo stesso tempo, paletti troppo rigidi finirebbero col tarpare le ali a questo tipo di iniziativa. Secondo alcuni studi, nel 2025 il volume d’affari in Europa sarà 20 volte quello attuale.
«La legge – conclude Senaldi – introduce poche e sensate regole per disciplinare un settore finora privo di punti di riferimento, esposto ai rischi derivanti dall’improvvisazione e guardato con sospetto dai ristoratori professionali. L’approvazione è un primo passo per addentrarsi in un terreno molto più ampio, quello della sharing economy appunto, destinato a una crescita impetuosa e sul quale la Commissione Attività produttive della Camera è già al lavoro».
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